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Ragade anale cronica: dolore, paura, evitamento… e guarigione

Aggiornamento: 9 ago

ragade anale miglior chirurgo francesco caruso
Dr. Francesco Caruso - Specialista in Proctologia Mininvasiva e senza dolore - tel. 333/8887415 - mail carusochirurgo@gmail.com

È difficile spiegare il dolore di una ragade anale a chi non l’ha mai vissuto. Spesso viene banalizzata: "Sarà solo un taglietto, passa".


Ma chi ne soffre — soprattutto se la ragade è cronica — sa bene che non si tratta solo di un fastidio. Si tratta di un dolore che può condizionare la vita quotidiana, le abitudini alimentari, persino le relazioni intime.


Secondo le linee guida dell’American Society of Colon and Rectal Surgeons (ASCRS, Clinical Practice Guidelines for the Management of Anal Fissures, 2017), la ragade anale è una ulcerazione lineare del canale anale, generalmente in sede posteriore mediana, associata a spasmo dello sfintere anale interno, dolore acuto durante e dopo la defecazione, e sanguinamento.


Nel tempo, la ragade può diventare cronica, cioè con bordi induriti, esposizione delle fibre muscolari e possibile comparsa di papilla sentinella e marisca posteriore. In questa forma, la probabilità di guarigione spontanea è estremamente bassa.


Ragade anale: Un dolore che “educa alla paura”


Chi ha una ragade cronica spesso sviluppa una vera e propria fobia dell’evacuazione.


Ricordo una giovane donna di 32 anni, che mi raccontava:“Non vivo più. Al mattino appena mi sveglio, ho già paura. So che andrò in bagno, che proverò dolore, e che il dolore continuerà per ore.” Aveva provato creme a base di lidocaina, pomate galeniche con nitroglicerina, dieta ricca di fibre, integratori, ma nulla bastava. Alla visita, era evidente la componente ipertonica: sfintere rigido, dolorabilità estrema alla minima esplorazione.

Dopo un attento colloquio, abbiamo deciso per un intervento chirurgico mini-invasivo: una sfinteroplastica dinamica con exeresi della ragade. Intervento ambulatoriale, 15 minuti, sedazione e anestesia locale. A tre settimane mi scrisse: “Non riesco a spiegare la sensazione. Non è solo che non ho più dolore: è che mi sento libera. Anche nella testa.”


Cosa dice la scienza


Le linee guida ASCRS e SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale, Linee guida proctologiche 2022) sono chiare:


  • Il trattamento conservativo (creme dilatanti, dieta, lassativi) va riservato ai casi acuti o subcronici

  • Se la ragade persiste oltre 6-8 settimane, con evidenti segni di cronicità, è indicato il trattamento chirurgico


Tra le opzioni:


  • Sfinterotomia laterale interna: gold standard per ragade cronica ipertonica, con altissimo tasso di guarigione e minimo rischio di incontinenza (1–3% nei grandi studi). Non amo questo tipo di intervento, non lo propongo mai

  • Iniezione di tossina botulinica: alternativa per pazienti fragili o con controindicazioni chirurgiche

  • Tecniche laser o di exeresi selettiva: riservate a casi specifici

  • Trattamento associato di papilla/marisca solo se sintomatiche


Una storia diversa


Non tutti i pazienti accettano subito l’intervento. Alcuni temono la chirurgia per motivi culturali o per precedenti esperienze negative. Un altro paziente, 45 anni, giardiniere, convinto che “il bisturi porta guai”, è arrivato dopo 8 mesi di dolore cronico, clisteri quotidiani, e dimagrimento. La paura lo aveva bloccato. Gli ho proposto un primo passo intermedio: tossina botulinica associata a supporto dietetico e blanda analgesia. A due mesi: sintomi ridotti, ma non risolti. Ha accettato infine l’intervento, ed è tornato a lavorare dopo 6 giorni, senza dolore né complicanze. Mi ha detto una frase che mi è rimasta impressa:“Se avessi saputo che era così semplice, lo avrei fatto un anno fa. Ma nessuno me lo aveva spiegato con calma.”


Non solo bisturi: anche comunicazione


Il primo trattamento della ragade cronica è l’empatia. Troppi pazienti si sentono giudicati, sminuiti, mandati via con pomate inefficaci. La visita proctologica deve essere rispettosa, delicata, informata. I pazienti vogliono sapere se guariranno, se torneranno a vivere senza paura, se il dolore finirà davvero.


E la risposta è: sì, se la diagnosi è corretta e il trattamento è adeguato, la guarigione è quasi sempre possibile.


Lavoro ogni giorno con persone che hanno ritrovato la libertà di vivere, di viaggiare, di stare seduti, di amare, semplicemente guarendo da una ragade cronica. Un piccolo taglio, una grande prigione. Ma con le chiavi giuste, si può aprire.

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