Fistola perianale: perché aspettare peggiora tutto
- Francesco Caruso
- 13 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 ago

Una fistola perianale è un piccolo tunnel, ma scava in profondità. Non solo nella cute, ma nella vita quotidiana del paziente: tra medicazioni, secrezioni, cambi continui di biancheria, timore di odori, dolore costante e paura del giudizio.
Eppure, molte persone — troppe — rimandano la visita. Si affidano a pomate, antibiotici, consigli estemporanei. Ma la fistola, silenziosamente, continua il suo corso, si complica, si allunga, si ramifica. Fino a diventare più difficile da trattare e più rischiosa da guarire senza danni allo sfintere.
Cos’è davvero una fistola perianale?
È una comunicazione anomala tra l’interno del canale anale e la pelle perianale. Quasi sempre è la conseguenza di un ascesso drenato (chirurgicamente o spontaneamente), che ha lasciato aperto un tramite residuo.
Come chiarito dalle linee guida ASCRS 2023 e dal position paper ESCP/SICCR, la fistola non può guarire spontaneamente. Può migliorare per un po’, se si chiude parzialmente, ma riaprirà. E ogni volta che si riapre, lo fa più in profondità, più vicino allo sfintere.
Il trattamento non è solo necessario. È urgente, se vogliamo preservare funzione, continenza e semplicità chirurgica.
Aspettare non conviene
Un paziente di 41 anni, sportivo, mi ha contattato con una secrezione anale “saltuaria” da 2 anni. Ogni tanto scompariva, quindi aveva rinunciato a farsi vedere. Ma da qualche mese la fuoriuscita era quotidiana. Alla visita: fistola trans-sfinterica alta, con due tramiti secondari. Ha dovuto affrontare un intervento più lungo, un decorso post-operatorio più impegnativo, e un rischio maggiore di recidiva.
Mi ha detto con amarezza:“Avrei dovuto farlo quando era una sciocchezza. Adesso so che potevo evitarlo.”
Perché intervenire presto fa la differenza?
Le fistole semplici (basse, intersfinteriche) possono essere trattate con fistulotomia diretta, con guarigione definitiva in >95% dei casi
Se si interviene tardi, la fistola può:
Estendersi attraverso lo sfintere
Ramificarsi in più tratti
Formare un orifizio interno cicatriziale difficile da chiudere
Aumentare il rischio di incontinenza se non trattata con tecniche conservative
È per questo che, nella mia pratica quotidiana, insisto su tre concetti chiave: Studio preoperatorio accurato (ecografia endoanale, risonanza, anoscopia) Tecniche mininvasive ogni volta che è possibile (VAAFT, LIFT, laser) zero setoni se la fistola è semplice e il paziente è seguito con precisione
Il paziente che si affida, che si presenta ai controlli, che segue le indicazioni, guarisce. Quasi sempre. E in modo definitivo.
Un altro caso, e un’altra verità
Donna di 35 anni, infermiera. Da 4 mesi secrezione e dolore anale. Diagnosi: fistola intersfinterica semplice. Trattata con fistulotomia mininvasiva sotto sedazione, dimessa in giornata. A due settimane la ferita era già parzialmente epitelizzata, a sei settimane chiusa. Nessuna incontinenza, nessuna cicatrice invalidante. È tornata al lavoro dopo 4 giorni.“Pensavo che sarebbe stato un incubo. Invece non è stato niente, se penso a quanto ho sofferto prima.”
Il punto è questo
La fistola è come un incendio nascosto: non fa fumo, non brucia subito, ma lavora sotto traccia. E se non si spegne subito, scava.Guarire non è solo un diritto. È una possibilità concreta, se affrontata in tempo, da mani esperte, con tecniche adeguate.
Non aspettare che la fistola si complichi per intervenire. Curala quando è semplice. Ti ringrazierai dopo.



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