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Emorroidi: tutto quello che i pazienti temono di chiedere

Aggiornamento: 6 ago

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Dr. Francesco Caruso - Specialista in Proctologia Mininvasiva e senza dolore - tel. 333/8887415 - mail carusochirurgo@gmail.com

Il termine "emorroidi" suscita imbarazzo, risatine forzate o ansie mal gestite. Eppure rappresentano una delle condizioni più comuni e più fraintese della proctologia. Si stima che oltre il 50% degli adulti sopra i 50 anni abbia sperimentato almeno una volta nella vita sintomi emorroidari — eppure, pochi ricevono un trattamento adeguato, tempestivo o risolutivo.


Ma cosa sono davvero le emorroidi?


Secondo la definizione contenuta nelle linee guida dell’American Society of Colon and Rectal Surgeons (ASCRS, Clinical Practice Guidelines for the Management of Hemorrhoids, 2020), le emorroidi non sono vene varicose, come molti pensano, ma cuscinetti vascolari normali, presenti nel canale anale, che contribuiscono alla continenza e alla sensibilità rettale. Diventano patologiche quando si ingrossano, si infiammano, prolassano o sanguinano.


Si distinguono in:


  • Emorroidi interne (classificate in 4 gradi secondo il livello di prolasso)

  • Emorroidi esterne, che possono trombizzarsi causando dolore acuto

  • Emorroidi miste, una combinazione dei due quadri


Sintomi comuni:


  • Sanguinamento rosso vivo post-evacuazione

  • Prolasso del tessuto anale durante la defecazione

  • Dolore o bruciore anale

  • Prurito, secrezione, senso di peso rettale


Ma il dato clinico più rilevante è che il 40% dei pazienti con sintomi emorroidari ha timore a parlarne, o si rivolge a fonti inaffidabili (prodotti da banco, consigli di amici, blog non scientifici).


Una storia vera


Ricordo un uomo di 55 anni, dirigente d’azienda, che veniva da mesi di sanguinamenti rettali. Era convinto fosse “solo emorroidi” e usava pomate e decotti senza miglioramento. Quando finalmente si è deciso a farsi visitare, gli ho proposto una valutazione proctoscopica e — con sua sorpresa — non aveva solo emorroidi di II-III grado, ma anche una piccola ulcera solitaria e un’anoscopia positiva per infiammazione cronica. Dopo una legatura elastica e una modifica delle abitudini evacuative, è tornato in ambulatorio dicendo:«Non mi ricordavo cosa volesse dire evacuare senza dolore. Mi ha cambiato la giornata».


E quando invece serve operare?


L’indicazione chirurgica si pone generalmente nei gradi III-IV, o quando le terapie conservative hanno fallito. Le linee guida SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale, 2019) e ASCRS raccomandano:


  • Legatura elastica: gold standard per emorroidi di II-III grado non complicate

  • Emorroidectomia tradizionale (Milligan-Morgan): risolutiva ma con dolore post-operatorio

  • Tecniche meno invasive come la DG-HAL (dearterializzazione con doppler) o la THD (Transanal Hemorrhoidal Dearterialization)

  • Laser o radiofrequenza: opzioni valide in centri selezionati, per pazienti motivati e sintomi precoci


Un altro caso? Certamente.


Una donna di 38 anni, sportiva, con emorroidi interne sanguinanti di III grado, aveva paura della chirurgia perché “tutti le dicevano che il dolore era insopportabile”. Dopo una valutazione accurata, le ho proposto una dearterializzazione transanale (THD), mini-invasiva, in anestesia spinale, con dimissione in giornata. A un mese dall’intervento, non solo era asintomatica, ma mi ha scritto un messaggio che conservo con affetto:“Grazie per avermi ascoltata, rassicurata e non giudicata. È stata la mia prima visita proctologica, e sono felice di averla fatta con lei.”


Oltre la tecnica: il rapporto medico-paziente


Il trattamento delle emorroidi non è solo tecnico: è anche comunicazione, ascolto, rispetto dell’intimità. Alcuni pazienti arrivano con traumi legati a esperienze pregresse, ad esempio visite brusche o minimizzazioni dei sintomi. Spesso sono giovani, sportivi, professionisti, donne in gravidanza o post-parto, tutti accomunati dalla ritrosia a parlare di sé in quella zona che culturalmente resta “tabù”.

Il mio compito — come chirurgo proctologo — non è solo “risolvere” le emorroidi, ma educare, rassicurare, normalizzare. Spiegare che non è colpa loro, che non sono sporchi, che la patologia emorroidaria è comune, ben studiata e trattabile con successo.


Approccio integrato


Il trattamento ideale, secondo le linee guida, include:


  • Regolarizzazione dell’alvo (fibre, acqua, probiotici se indicati)

  • Igiene anale corretta

  • Terapie topiche solo per breve periodo

  • Approccio chirurgico personalizzato

  • Follow-up e controllo del pavimento pelvico nei pazienti con disfunzioni associate


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006

📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415

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