Fistola anale: come riconoscerla precocemente ed evitarne le complicanze
- Francesco Caruso
- 15 lug
- Tempo di lettura: 3 min

La fistola anale è una delle condizioni più delicate e temute in ambito proctologico. Non solo per l'impatto clinico, ma anche per le conseguenze emotive, relazionali e sociali che può generare. Si presenta spesso dopo un ascesso, talvolta in maniera insidiosa, e se non trattata adeguatamente può diventare cronica, recidivante, dolorosa e perfino invalidante.
È fondamentale intervenire precocemente, con una diagnosi accurata e una strategia terapeutica personalizzata, per evitare danni sfinterici, infezioni recidivanti o sequele funzionali. L’esperienza specialistica fa spesso la differenza tra un esito definitivo e anni di convivenza con una malattia invalidante.
🔍 Cos’è una fistola anale
Secondo le linee guida ASCRS 2023 (American Society of Colon and Rectal Surgeons), la fistola anale è:
“Un tragitto anomalo che connette l’epitelio del canale anale o del retto con la cute perianale, frequentemente derivante da un’infezione criptoghiandolare.”
In parole semplici: è un tunnel infetto che mette in comunicazione il canale anale interno con l’esterno, spesso esito di un ascesso anale precedente che si è drenato spontaneamente o chirurgicamente, ma che ha lasciato dietro di sé un tramite patologico.
🚨 Sintomi da non sottovalutare
La diagnosi precoce si basa sull’ascolto e sull’esperienza. I pazienti riferiscono spesso:
Fuoriuscita di pus o liquido maleodorante vicino all’ano
Dolore intermittente o continuo, che peggiora stando seduti
Sensazione di corpo estraneo o “bruciore interno”
Episodi di infiammazione ricorrente (flogosi)
Febbricola, in caso di riattivazione infettiva
Spesso, precedente ascesso trattato con incisione, anche anni prima
🧪 Diagnosi: non servono solo occhi, ma strumenti giusti
Nella mia pratica clinica quotidiana, trovo ancora oggi pazienti che portano avanti da anni secrezioni o dolori perianali, trattati con antibiotici a cicli, creme e lassativi, senza mai aver avuto una diagnosi chiara.
Ma la fistola si vede solo se si cerca con competenza, attraverso:
Visita proctologica con esplorazione digitale ed anoscopia
Ecografia endoanale 3D ad alta risoluzione (gold standard in mani esperte)
RMN pelvica con protocollo per pavimento pelvico, per mappare i tragitti complessi
In casi dubbi, fistolografia con mezzo di contrasto (ormai rara, ma utile in casi selezionati)
📌 Le linee guida SICCR 2023 sottolineano l’importanza della mappatura completa della fistola prima dell’intervento, per evitare errori di approccio chirurgico.

🧠 Un caso clinico emblema
Un paziente di 37 anni, impiegato, mi viene inviato con la diagnosi di “emorroidi infette”. Sotto antibiotico da 20 giorni, aveva ancora secrezione purulenta e dolore.Alla visita rilevo un tramite fistoloso posteriore basso, con orifizio esterno visibile tra le ore 6 e 7. L’ecografia endoanale rivela fistola intersfinterica bassa, con orifizio interno ben localizzabile.
Abbiamo eseguito una fistulotomia selettiva sotto anestesia locale, con guarigione completa in 5 settimane.A 6 mesi, nessuna recidiva, completa restitutio ad integrum.
“Dottore, erano anni che stavo male. Nessuno mi aveva mai detto cos’era.”
🛠️ Trattamento: chirurgia sì, ma mirata e rispettosa della funzione
Secondo ASCRS 2023 e il consensus ESGE–SICCR, il trattamento dipende da:
Localizzazione della fistola (alta o bassa)
Rapporto con lo sfintere esterno
Presenza di cavità, ramificazioni, ascessi residui
Condizioni associate (Crohn, immunodeficienza, recidiva)
Le opzioni oggi includono:
🔹 Fistulotomia semplice → Gold standard per fistole basse (<30% dello sfintere esterno)
🔹 Setone drenante + fistulotomia secondaria → nei casi con flogosi attiva
🔹 Tecniche sphincter-sparing (LIFT, VAAFT, FIPS, laser FiLaC®) → per fistole complesse
🔹 Plug biologico o colla di fibrina → riservati a casi selezionati, ad alta recidiva
🔹 Setone a lunga permanenza → utile nei pazienti con Crohn attivo o in recidiva
Personalmente, utilizzo tecniche mininvasive ogni volta che la morfologia della fistola e la condizione del paziente lo permettono. L'obiettivo è guarigione, ma sempre con preservazione completa della continenza.
📈 Risultati clinici
Nei miei pazienti, i tassi di successo con fistole basse ben studiate e trattate precocemente con fistulotomia semplice superano il 95%. Con le tecniche sphincter-sparing in fistole complesse, raggiungiamo un tasso di guarigione del 75–85% senza compromissione sfinterica, se il paziente segue i controlli e le indicazioni post-operatorie.
💬 Una riflessione per chi legge
La fistola anale non è “solo un buco che si richiude da solo”.È una malattia cronica dell’anoderma, con potenziale evolutivo severo.Curarla significa evitare il dolore cronico, il disagio sociale, la recidiva infiammatoria e le infezioni profonde.
Ogni giorno ricevo pazienti che hanno sofferto per anni, o sono stati sottovalutati, trattati con pomate o antibiotici senza diagnosi.Il mio messaggio è chiaro: prima si diagnostica, più semplice sarà la cura.


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