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Incontinenza fecale: rompere il silenzio per ritrovare la libertà

Aggiornamento: 9 ago

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Dr. Francesco Caruso - Specialista proctologia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail carusochirurgo@gmail.com

Esiste un sintomo che i pazienti faticano a nominare. Che genera vergogna, isolamento e paura. Che spesso non viene mai confessato, nemmeno al medico curante.Parliamo di incontinenza fecale: la perdita involontaria di gas, feci liquide o solide. Un problema che, nella percezione comune, “non si può dire” — e che invece si deve affrontare, con rispetto, competenza e chiarezza.


Secondo i dati della International Continence Society (ICS) e della ASCRS (American Society of Colon and Rectal Surgeons), l’incontinenza fecale colpisce fino al 15% delle donne sopra i 60 anni e circa il 10% degli uomini oltre i 70. Ma i numeri reali sono più alti, perché il 70% dei pazienti non lo riferisce spontaneamente.


Cos'è l'incontinenza fecale?


Per definizione, è la perdita involontaria di materiale fecale, anche solo gas, in assenza di un controllo volontario completo dello sfintere anale. Può essere:


  • Urgency incontinence: non si fa in tempo a raggiungere il bagno

  • Passive incontinence: la perdita avviene senza avvertimento

  • Flatus incontinence: perdita incontrollata di gas


Le linee guida ASCRS 2023 e il documento SICCR 2023 raccomandano di distinguere l’incontinenza in base a:


  • Gravità (frequenza, tipo di materiale perso)

  • Meccanismo (danno sfinterico, neuropatia, deficit sensitivo, ipermobilità pelvica)

  • Fattori predisponenti


Cause più frequenti:


  • Traumi da parto (lesioni del perineo o dello sfintere esterno/interno)

  • Esiti di interventi anorettali (emorroidectomia, fistulotomia)

  • Malattia neurologica (ictus, sclerosi multipla, diabete)

  • Prolasso rettale o rettocele importante

  • Irradiazione pelvica

  • Invecchiamento fisiologico del pavimento pelvico


L’incontinenza non è mai “normale”. Non fa parte dell’età. Non è inevitabile. È sempre trattabile.

Il caso di Anna (nome modificato)


Anna, 53 anni, impiegata, madre di tre figli, raccontava con fatica episodi di perdita di gas e piccole quantità di feci durante la giornata. Aveva smesso di uscire, temeva l’odore, indossava assorbenti, evitava il caffè e i pasti fuori casa. Una RM pelvica e una manometria anorettale hanno evidenziato una lesione parziale dello sfintere esterno posteriore, verosimilmente da parto.


Abbiamo impostato un percorso di:


  • Riabilitazione del pavimento pelvico (biofeedback e stimolazione elettrica)

  • Dieta a basso residuo iniziale e successiva stabilizzazione

  • Supporto psicologico individuale e counseling perineale


A quattro mesi, Anna era continente, senza farmaci, senza assorbenti. Mi ha detto:“Non è solo tornare a uscire. È tornare a sentirmi padrona del mio corpo.”


Diagnosi: serve tempo, ascolto e metodo


Ogni paziente con incontinenza deve essere valutato con:


  • Anamnesi dettagliata e senza giudizio

  • Esame obiettivo completo, compresa l’osservazione del riflesso anale e perineale

  • Anoscopia o rettoscopia per escludere proctiti o lesioni

  • Ecografia endoanale e manometria per analizzare struttura e funzione degli sfinteri

  • RM pelvica dinamica, nei casi complessi


Trattamento: personalizzare, non improvvisare


Le opzioni terapeutiche, secondo ICS e ASCRS, sono molte, e vanno adattate:


  • Riabilitazione perineale (biofeedback, elettrostimolazione, chinesiterapia): prima scelta nella maggior parte dei casi

  • Modifiche dietetiche mirate, con bilanciamento di fibre e consistenza fecale

  • Neuromodulazione sacrale (SNS): opzione validata per incontinenze refrattarie, con ottimi risultati

  • Sphincteroplasty: nei casi con lesione sfinterica completa in pazienti giovani

  • Iniezioni di bulking agents, nei casi lievi o inoperabili

  • Terapie farmacologiche (loperamide, clonidina): solo a supporto di un programma integrato


Il mio approccio


In ambulatorio dedico tempo, attenzione e rispetto a ogni paziente che ha il coraggio di raccontare la propria incontinenza. Nessun automatismo. Nessun protocollo rigido. Solo percorsi personalizzati, accessibili, reali.

E soprattutto: mai colpevolizzare. Perché chi ha perso il controllo del proprio sfintere ha già perso abbastanza.

L’incontinenza fecale è curabile. E chi ne soffre merita una possibilità di guarigione, non il silenzio.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006

📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415

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