Incontinenza fecale: rompere il silenzio per ritrovare la libertà
- Francesco Caruso
- 13 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 ago

Esiste un sintomo che i pazienti faticano a nominare. Che genera vergogna, isolamento e paura. Che spesso non viene mai confessato, nemmeno al medico curante.Parliamo di incontinenza fecale: la perdita involontaria di gas, feci liquide o solide. Un problema che, nella percezione comune, “non si può dire” — e che invece si deve affrontare, con rispetto, competenza e chiarezza.
Secondo i dati della International Continence Society (ICS) e della ASCRS (American Society of Colon and Rectal Surgeons), l’incontinenza fecale colpisce fino al 15% delle donne sopra i 60 anni e circa il 10% degli uomini oltre i 70. Ma i numeri reali sono più alti, perché il 70% dei pazienti non lo riferisce spontaneamente.
Cos'è l'incontinenza fecale?
Per definizione, è la perdita involontaria di materiale fecale, anche solo gas, in assenza di un controllo volontario completo dello sfintere anale. Può essere:
Urgency incontinence: non si fa in tempo a raggiungere il bagno
Passive incontinence: la perdita avviene senza avvertimento
Flatus incontinence: perdita incontrollata di gas
Le linee guida ASCRS 2023 e il documento SICCR 2023 raccomandano di distinguere l’incontinenza in base a:
Gravità (frequenza, tipo di materiale perso)
Meccanismo (danno sfinterico, neuropatia, deficit sensitivo, ipermobilità pelvica)
Fattori predisponenti
Cause più frequenti:
Traumi da parto (lesioni del perineo o dello sfintere esterno/interno)
Esiti di interventi anorettali (emorroidectomia, fistulotomia)
Malattia neurologica (ictus, sclerosi multipla, diabete)
Prolasso rettale o rettocele importante
Irradiazione pelvica
Invecchiamento fisiologico del pavimento pelvico
L’incontinenza non è mai “normale”. Non fa parte dell’età. Non è inevitabile. È sempre trattabile.
Il caso di Anna (nome modificato)
Anna, 53 anni, impiegata, madre di tre figli, raccontava con fatica episodi di perdita di gas e piccole quantità di feci durante la giornata. Aveva smesso di uscire, temeva l’odore, indossava assorbenti, evitava il caffè e i pasti fuori casa. Una RM pelvica e una manometria anorettale hanno evidenziato una lesione parziale dello sfintere esterno posteriore, verosimilmente da parto.
Abbiamo impostato un percorso di:
Riabilitazione del pavimento pelvico (biofeedback e stimolazione elettrica)
Dieta a basso residuo iniziale e successiva stabilizzazione
Supporto psicologico individuale e counseling perineale
A quattro mesi, Anna era continente, senza farmaci, senza assorbenti. Mi ha detto:“Non è solo tornare a uscire. È tornare a sentirmi padrona del mio corpo.”
Diagnosi: serve tempo, ascolto e metodo
Ogni paziente con incontinenza deve essere valutato con:
Anamnesi dettagliata e senza giudizio
Esame obiettivo completo, compresa l’osservazione del riflesso anale e perineale
Anoscopia o rettoscopia per escludere proctiti o lesioni
Ecografia endoanale e manometria per analizzare struttura e funzione degli sfinteri
RM pelvica dinamica, nei casi complessi
Trattamento: personalizzare, non improvvisare
Le opzioni terapeutiche, secondo ICS e ASCRS, sono molte, e vanno adattate:
Riabilitazione perineale (biofeedback, elettrostimolazione, chinesiterapia): prima scelta nella maggior parte dei casi
Modifiche dietetiche mirate, con bilanciamento di fibre e consistenza fecale
Neuromodulazione sacrale (SNS): opzione validata per incontinenze refrattarie, con ottimi risultati
Sphincteroplasty: nei casi con lesione sfinterica completa in pazienti giovani
Iniezioni di bulking agents, nei casi lievi o inoperabili
Terapie farmacologiche (loperamide, clonidina): solo a supporto di un programma integrato
Il mio approccio
In ambulatorio dedico tempo, attenzione e rispetto a ogni paziente che ha il coraggio di raccontare la propria incontinenza. Nessun automatismo. Nessun protocollo rigido. Solo percorsi personalizzati, accessibili, reali.
E soprattutto: mai colpevolizzare. Perché chi ha perso il controllo del proprio sfintere ha già perso abbastanza.
L’incontinenza fecale è curabile. E chi ne soffre merita una possibilità di guarigione, non il silenzio.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006
📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina
📞 Per appuntamenti: 333 8887415


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