Dolore nella diverticolite - come gestirlo in modo efficace e sicuro
- Francesco Caruso
- 29 lug
- Tempo di lettura: 3 min

“Dottore, ma posso prendere qualcosa per il dolore?”
È forse la domanda più immediata che ricevo da chi arriva in ambulatorio dopo un episodio di diverticolite. Il dolore è spesso il primo segnale d’allarme, ma anche quello che lascia più strascichi, e che spaventa di più quando torna.Ma trattare il dolore nella diverticolite non è così semplice. Ci sono farmaci da evitare, altri da usare con cautela, e strategie che funzionano meglio di quanto si creda, se usate nel momento giusto.
Il dolore non è tutto uguale
Non tutti i dolori addominali nei pazienti con diverticolite hanno la stessa origine. Nei casi acuti, il dolore è infiammatorio, dovuto al coinvolgimento del colon e del mesentere.Nei casi cronici o post-episodici, invece, il dolore può essere viscerale, funzionale o legato a cicatrici interne. Alcuni pazienti sviluppano una vera e propria “memoria del dolore” — una sensibilità aumentata anche dopo la risoluzione dell’infiammazione.
È importante capire questo: non basta togliere l’infiammazione per far scomparire il dolore. Servono terapie personalizzate, con farmaci ben scelti e — a volte — un supporto multidisciplinare.
Paracetamolo: il primo alleato, spesso sottovalutato
In assenza di complicazioni, il farmaco di prima scelta per la gestione del dolore nella diverticolite è il paracetamolo (acetaminofene).
È ben tollerato, non interferisce con la mucosa intestinale, non aumenta il rischio di sanguinamento e può essere assunto anche in pazienti anziani o con malattie croniche.
Nella pratica, in pazienti con sintomatologia lieve o moderata, dosi da 1000 mg ogni 8 ore per 2–3 giorni sono spesso sufficienti per tenere il dolore sotto controllo, soprattutto se associate a riposo, dieta leggera e idratazione.
FANS? Meglio di no
Uno degli errori più comuni è l’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene, diclofenac o ketoprofene.
Lo studio pubblicato su JAMA nel 2025 conferma che i FANS sono da evitare nei pazienti con diverticolite, per due motivi principali:
Aumentano il rischio di sanguinamento diverticolare
Possono peggiorare la lesione mucosa, soprattutto in presenza di microperforazioni non evidenti
Per questo motivo, anche se danno un sollievo temporaneo, i FANS vanno esclusi dal trattamento di prima linea, a meno di situazioni molto specifiche e controllate.

Oppioidi: con cautela, e solo quando servono
In pazienti con dolore severo, talvolta è necessario ricorrere agli oppioidi — come tramadolo, morfina o idromorfone — soprattutto durante il ricovero o nei primi giorni di un episodio acuto.
Ma devono essere usati solo per brevi periodi (3–5 giorni), e con tutte le cautele del caso:
Mai nei pazienti con insufficienza renale o epatica grave
Da evitare in chi ha una storia di abuso o dipendenza
Da accompagnare sempre a lassativi blandi o agenti di massa (psillio, docusato) per evitare stipsi da oppioidi
L’obiettivo è ridurre il dolore senza creare nuove complicazioni. Quando il dolore si riduce, bisogna scalare rapidamente.
E se il dolore persiste dopo l’episodio?
A volte capita che il paziente torni dopo settimane dicendo:
“Dottore, l’infiammazione è passata, ma ho ancora fastidio. È normale?”
In molti casi sì. Il colon ha bisogno di tempo per “disinfiammarsi” completamente, e la parete può rimanere sensibile anche per 1–2 mesi. In altri casi, il dolore è dovuto a aderenze, cicatrici interne o disbiosi post-antibiotica.
In queste situazioni, si può valutare:
un trattamento antispastico a cicli brevi (mebeverina, alverina)
fermenti lattici di alta qualità
idratazione e dieta progressivamente più ricca di fibre
valutazione specialistica per escludere stenosi o recidive
Il dolore come guida (e non come allarme costante)
Il dolore va ascoltato, ma non va interpretato sempre come un segno di pericolo. In alcuni pazienti resta una certa sensibilità residua, soprattutto nei periodi di stress o con diete non equilibrate.
Il segnale da non ignorare è la variazione del dolore: se diventa diverso, più intenso, associato a febbre o nausea, allora è giusto rivalutare con esami diagnostici.Ma se è sempre lo stesso, stabile, sopportabile, spesso è solo una fase del recupero.
Conclusione: meno è meglio, ma con buon senso
Gestire il dolore nella diverticolite richiede equilibrio. Non serve “riempire” il paziente di farmaci, ma scegliere quelli giusti per il momento giusto, ascoltare la sua esperienza e adattare la terapia.Un approccio razionale, sobrio, ma non minimalista.
Il dolore si può gestire, nella maggior parte dei casi senza oppioidi, senza FANS, senza cronicizzarlo. Basta avere un punto di riferimento chiaro, un piano terapeutico condiviso, e la pazienza di ascoltare il corpo quando parla — ma anche di non spaventarsi per ogni sussurro.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina
📞 Per appuntamenti: 333 8887415


Commenti