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Diverticolite nei pazienti fragili - giovani anziani e immunodepressi

Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com

La diverticolite non è più, da tempo, una malattia da “anziani sedentari”. La vediamo oggi nei giovani, nei pazienti oncologici, nei trapiantati, nei grandi anziani sopra gli 80 anni. E in ciascuno di questi gruppi, il comportamento clinico può essere molto diverso. Per questo, non esiste un protocollo valido per tutti: esiste un approccio individualizzato, cucito su misura.


Diverticolite nei pazienti giovani (<50 anni): più aggressiva di quanto si pensi


Negli ultimi 15 anni, i ricoveri per diverticolite nei pazienti sotto i 50 anni sono aumentati in modo significativo. Secondo i dati pubblicati su JAMA nel 2025, la percentuale di pazienti giovani ricoverati per forme complicate è passata dal 18,5% nel 2005 al 28,2% nel 2020.

Non solo: sono spesso uomini, sovrappeso o obesi, con uno stile di vita sedentario. Rispetto agli over 50, hanno tassi più alti di recidiva, di complicanze e di interventi chirurgici.

Marco, ad esempio, ha 41 anni, lavora nel settore informatico. È arrivato in ambulatorio dopo il secondo ricovero in un anno. “Dottore, non posso vivere con la paura che ogni fitta mi riporti in ospedale”. In questi casi, la chirurgia elettiva può restituire serenità. Dopo una resezione laparoscopica del sigma, Marco è tornato alla sua vita in 10 giorni, senza complicazioni, senza stomia, e — soprattutto — senza più ansia.


Diverticolite nell’anziano: sintomi sfumati, rischi concreti


Nelle persone oltre gli 80 anni, i sintomi classici spesso non ci sono. Febbre assente, dolore poco percepito, o scambiato per “mal di pancia”. In uno studio osservazionale citato su JAMA (2025), solo il 47,8% degli ultraottantenni con diverticolite acuta riferiva dolore addominale, contro il 65% dei più giovani. Anche la leucocitosi e la febbre erano meno frequenti.

Questo rende la diagnosi più difficile e talvolta tardiva, proprio nei soggetti che più rischiano complicanze.

Eppure, una volta diagnosticata, la prognosi può essere sorprendentemente buona se trattata in tempo e con criterio. Un'ampia analisi retrospettiva (16.048 pazienti) ha dimostrato che, tra gli over 80 gestiti con approccio conservativo, l’83% non ha avuto recidive nel follow-up di 19 mesi, e sono stati anche meno operati rispetto ai più giovani.

Naturalmente, quando serve operare, i rischi aumentano: la mortalità postoperatoria sale al 17,8% sopra gli 80 anni (contro 1,6% nei <65). Ecco perché la prevenzione, l’identificazione precoce e un approccio multidisciplinare sono cruciali in questa fascia d’età.


Immunosoppressione: gestione delicata, margini stretti


Trapiantati, pazienti oncologici, soggetti in terapia cortisonica cronica o biologici per malattie autoimmuni. In questi casi, la parola d’ordine è prudenza.

Nel paziente immunocompromesso, una banale diverticolite può precipitare rapidamente in ascessi, perforazioni, sepsi, fistole, deiscenze anastomotiche. Eppure, se la forma è non complicata, può essere gestita in modo conservativo con antibiotici, esattamente come negli immunocompetenti.

I dati parlano chiaro: secondo uno studio osservazionale incluso nella review JAMA 2025, il successo del trattamento medico in questi pazienti era del 95%, identico al gruppo di controllo. Ma quando c’è una complicazione, la storia cambia.

Le complicanze post-chirurgiche, infatti, sono molto più frequenti: infezioni, fistole, anastomosi che non tengono. La mortalità postoperatoria nei casi complicati supera il 10-19%, contro l’1% dei pazienti non immunosoppressi.

Per questo, ogni decisione va presa con attenzione, coinvolgendo gastroenterologo, chirurgo, infettivologo, internista. Una vera rete clinica.


Conclusione: la malattia è la stessa, ma il paziente no


La diverticolite non è uguale in tutti. Cambia volto, gravità, evoluzione, a seconda del terreno su cui si sviluppa.

In un giovane in buona salute può guarire da sola. In un anziano fragile può nascondersi dietro un lieve malessere e sfociare in una perforazione. In un immunosoppresso può diventare una corsa contro il tempo.

Ma con una diagnosi tempestiva, un trattamento adeguato e una sorveglianza attenta, anche i casi più delicati possono essere gestiti con successo.Ogni paziente ha diritto a una cura su misura, che tenga conto non solo del suo colon, ma della sua storia, del suo corpo e del suo futuro.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415

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