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Cirrosi e Tumore. Qual è il rischio di sviluppare un tumore del fegato

miglio medico cirrosi francesco caruso
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com

È una delle domande più importanti, e anche una delle più temute. Chi riceve una diagnosi di cirrosi epatica – anche in forma compensata, anche in assenza di sintomi – prima o poi si chiede: “E adesso rischio un tumore?”


La risposta è sì, il rischio esiste, ma la buona notizia è che può essere gestito, monitorato e spesso diagnosticato in tempo.


La cirrosi è il principale fattore di rischio per l’HCC


Secondo le linee guida NICE (NG50, 2023), la cirrosi è il più importante fattore predisponente per il carcinoma epatocellulare (HCC), la forma più comune di tumore primitivo del fegato.


Questo vale per tutte le cause di cirrosi: alcolica, virale (HBV, HCV), metabolica (NAFLD/NASH), autoimmune. In assenza di cirrosi, l’HCC è raro. Ma in chi ha una cirrosi avanzata, il rischio stimato va dal 2% al 7% l’anno, a seconda dell’eziologia e dello stadio della malattia.


Quando il rischio diventa concreto?


Il tumore non compare all’improvviso: si sviluppa su un terreno infiammato e fibrotico, che ha perso la sua architettura normale. Nelle forme compensate, il rischio è più basso ma comunque presente. Nelle forme scompensate, con ascite, varici, encefalopatia, il rischio sale significativamente.

Alcuni fattori aumentano ulteriormente la probabilità di HCC:


  • Età avanzata

  • Sesso maschile

  • Infezione da HBV o HCV cronica

  • Diabete e sindrome metabolica

  • Alcol ancora attivo

  • Familiarità per neoplasie epatiche


Si può fare qualcosa per evitarlo?


Il tumore non si può evitare del tutto, ma si può ridurre il rischio agendo sulle cause:

  • Trattare le epatiti virali (oggi eradicabili)

  • Sospendere l’alcol in modo definitivo

  • Perdere peso e correggere la steatosi

  • Curare il diabete e l’insulino-resistenza

  • Evitare farmaci epatotossici e automedicazione


Ma soprattutto, si può diagnosticare in tempo, e salvare la vita.


Cirrosi e tumore: La sorveglianza salva


Secondo le raccomandazioni NICE, tutti i pazienti con cirrosi epatica dovrebbero effettuare un’ecografia addominale ogni 6 mesi, con o senza dosaggio dell’alfa-fetoproteina (AFP).

È una strategia di sorveglianza attiva, non di screening generico. Serve per individuare tumori in fase iniziale, quando sono ancora operabili o trattabili con termoablazione, radiofrequenza o trapianto.


Nel mio ambulatorio, ho avuto almeno tre pazienti negli ultimi anni per i quali l’ecografia periodica ha fatto la differenza. Uno di loro, 63 anni, con cirrosi post-epatite C e HCC nodulare scoperto in fase precoce, è stato trattato con radiofrequenza per via percutanea. A 18 mesi dal trattamento, il controllo radiologico è ancora negativo. Questo è il senso della medicina fatta con metodo.


“Ma io sto bene, posso saltare il controllo”


È proprio questo il punto: il tumore epatico spesso non dà sintomi finché è avanzato. Nessun dolore, nessuna febbre, nessun calo di peso fino a quando non si arriva a uno stadio purtroppo spesso inoperabile.


L’unico modo per giocare d’anticipo è non dimenticare mai il fegato. Il paziente con cirrosi non può “sentirsi tranquillo” solo perché ha transaminasi basse o si sente in forma. La sorveglianza è una terapia preventiva, non un optional.


E se il tumore è già presente?


Se diagnosticato in fase iniziale, il carcinoma epatocellulare può essere trattato con successo. Le opzioni variano in base alla funzione epatica, alle dimensioni del nodulo, al numero di lesioni:


  • Ablazione percutanea (radiofrequenza, alcolizzazione)

  • Resezione epatica

  • Trapianto di fegato

  • Terapie locoregionali (TACE, SIRT)

  • Terapie sistemiche (sorafenib, immunoterapia)


Ma queste armi funzionano solo se il tumore viene scoperto in tempo. Ed è per questo che la sorveglianza nei pazienti cirrotici è una raccomandazione forte e chiara in tutte le linee guida internazionali, incluso NICE.


Conclusioni


Chi ha la cirrosi ha un rischio aumentato di tumore del fegato. Ma rischio non significa destino.

La diagnosi precoce, la sorveglianza semestrale, il controllo clinico regolare e il trattamento delle cause sottostanti sono oggi in grado di salvare vite reali, ogni settimana, in ogni ambulatorio ben organizzato.


Il fegato non si fa sentire finché non è tardi. Tocca a noi – medici e pazienti – imparare ad ascoltarlo.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

📍 Visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415


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