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Se ho la pancreatite… mi devo operare?

Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com

La parola “pancreas” fa sempre un certo effetto. Ma quando il medico pronuncia anche “pancreatite”, il pensiero successivo è quasi inevitabile: “Mi devo operare?”

La paura dell’intervento chirurgico è comprensibile. Il pancreas è un organo delicato, profondo, difficile da raggiungere e, secondo l’immaginario comune, “non si tocca”. Ma nella realtà clinica, la pancreatite è una condizione che nella stragrande maggioranza dei casi non richiede chirurgia. Solo in alcune situazioni ben precise l’intervento diventa necessario — e non sempre si tratta di un’operazione “a cielo aperto”.

Vediamo allora quando sì e quando no, con parole chiare, esempi concreti e indicazioni basate sulle linee guida più recenti (SIGE 2023, ACG 2024).


La regola generale: la pancreatite si cura senza bisturi


Nella maggior parte dei casi (80-85%), la pancreatite acuta è lieve o moderata, e si risolve con:


  • Digiuno temporaneo

  • Idratazione endovenosa

  • Controllo del dolore

  • Trattamento della causa (calcoli, alcol, trigliceridi…)


In queste situazioni, non c’è alcun motivo per operare. Il pancreas si “spegne” da solo con il supporto medico, e in pochi giorni il paziente può essere dimesso e tornare alla vita normale.


Quando serve la chirurgia? I tre scenari principali


1. Pancreatite da calcoli biliari: sì, ma non al pancreas


Il caso più comune di pancreatite acuta è quello provocato dalla migrazione di piccoli calcoli dalla colecisti verso la via biliare principale. In questo caso, non è il pancreas a essere malato, ma la colecisti che ha causato l’infiammazione.

✅ Soluzione: colecistectomia, cioè rimozione della colecisti, da eseguire entro pochi giorni (idealmente durante lo stesso ricovero, o al massimo entro 2-4 settimane).

⛔ Ritardare l’intervento significa rischiare recidive anche gravi.


Un esempio? Un mio paziente, 52 anni, fu dimesso dopo pancreatite biliare con l’indicazione a eseguire l’intervento “più avanti”. Pochi mesi dopo tornò in ospedale con una pancreatite necrotica. Questa volta fu necessario anche un drenaggio. Se fosse stato operato subito, avrebbe evitato complicazioni.


2. Pancreatite con necrosi infetta: sì, ma in modo mininvasivo


Se la pancreatite è grave e causa necrosi (cioè morte del tessuto pancreatico), e se questa necrosi si infetta, allora l’intervento è spesso necessario. Ma non sempre si va in sala operatoria. Le attuali linee guida raccomandano un approccio a gradini ("step-up"):

  1. Antibiotici mirati

  2. Drenaggio percutaneo o endoscopico

  3. Solo se tutto questo fallisce: necrosectomia chirurgica


Inoltre, è importante aspettare almeno 4 settimane, quando la raccolta infetta si è incapsulata (“walled-off necrosis”) e l’intervento è più sicuro.


3. Complicanze tardive e recidive: caso per caso


Ci sono situazioni in cui la pancreatite, anche se inizialmente gestita senza chirurgia, lascia dietro di sé complicanze:


  • Pseudocisti voluminose o sintomatiche

  • Fistole pancreatiche persistenti

  • Compressione di organi vicini (stomaco, duodeno, coledoco)


Anche in questi casi, l’intervento non è sempre chirurgico in senso stretto. Le opzioni mininvasive (ecoendoscopia, drenaggi endoscopici, chirurgia laparoscopica) hanno oggi un ruolo sempre più centrale.


La chirurgia “classica” del pancreas? Solo in casi selezionati


L’intervento chirurgico vero e proprio sul pancreas (duodenocefalopancreasectomia o pancreatectomia distale) non è una terapia della pancreatite, ma si riserva a:


  • Tumori diagnosticati in occasione di una pancreatite “anomala”

  • Pancreatite cronica con dolore refrattario e calcificazioni

  • Complicanze irreversibili (stenosi, disfunzioni digestive, infezioni croniche)


In questi casi, l’intervento va pianificato con attenzione in centri ad alto volume, dove esiste esperienza specifica in chirurgia pancreatica.


Cosa consiglio ai miei pazienti


Ogni volta che un paziente mi chiede: “Dottore, devo operarmi?”, io rispondo con altre domande:


  • Hai calcoli alla colecisti? Allora sì, ma non al pancreas.

  • Hai necrosi infetta documentata? Forse sì, ma non subito.

  • Hai avuto episodi ripetuti? Approfondiamo la causa.

  • Hai dolori cronici, diabete nuovo, perdita di peso? Escludiamo un tumore.


La chirurgia non è mai la prima risposta. Ma può diventare la soluzione, se scelta nel momento giusto e con l’approccio meno invasivo possibile.


Conclusioni


Chi ha una pancreatite non deve automaticamente pensare alla sala operatoria. La grande maggioranza dei pazienti guarisce con cure mediche e senza bisturi. Ma ci sono casi, ben definiti, in cui la chirurgia diventa necessaria — soprattutto per:


  • Rimuovere la causa (calcoli)

  • Trattare una complicanza grave (necrosi infetta)

  • Gestire le conseguenze a distanza (pseudocisti, fistole, stenosi)


L’importante è non fare tutto e subito, ma valutare ogni caso con esperienza, equilibrio e prudenza.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415

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