Prolasso rettale - quando le emorroidi nascondono altro
- Francesco Caruso
- 6 set
- Tempo di lettura: 3 min

Il retto e l’ano sono una zona del corpo spesso trascurata dai pazienti, che tendono a rivolgersi al medico solo in presenza di sintomi fastidiosi come sanguinamento, dolore o la sensazione di un “nodulo” che fuoriesce all’atto della defecazione.
In molti casi la diagnosi iniziale è quella di emorroidi, patologia ben conosciuta e diffusa. Tuttavia, non sempre ciò che sembra un prolasso emorroidario corrisponde davvero a emorroidi: esistono condizioni più complesse, come il prolasso rettale, che possono mimarne i sintomi ma che richiedono un approccio completamente diverso.
Prolasso rettale ed emorroidi: le differenze
Le emorroidi rappresentano la dilatazione dei plessi venosi presenti nel canale anale e possono, nelle forme avanzate, protrudere all’esterno durante l’evacuazione. E' una situazione benigna che spesso si risolve con terapie mediche e richiede l'intervento solo in caso avanzati.
Il prolasso rettale, invece, consiste nella discesa e fuoriuscita di una parte del retto attraverso l’orifizio anale, coinvolgendo l’intera parete intestinale e non solo i cuscinetti emorroidari. E' una situazione più complessa, potenzialmente evolutiva e che per la sua risoluzione richiede sempre un intervento chirurgico.
Questa distinzione non è banale: mentre le emorroidi si trattano in gran parte dei casi con terapie ambulatoriali, farmacologiche o interventi mirati alla mucosa anale, il prolasso rettale rappresenta una condizione chirurgica più complessa, spesso legata a fattori predisponenti come debolezza del pavimento pelvico, stipsi cronica o precedenti interventi.
I segnali che devono far sospettare un prolasso rettale
Non sempre i pazienti riescono a distinguere i due quadri clinici. Alcuni campanelli d’allarme che dovrebbero indurre a una valutazione specialistica approfondita includono:
fuoriuscita di tessuto anche senza sforzo importante;
sensazione continua di prurito o umidità anale;
sensazione di incompleto svuotamento intestinale;
episodi ricorrenti di stipsi ostinata;
fuoriuscita di mucosa che appare “concentrica” piuttosto che nodulare, tipica invece delle emorroidi.
Perché è importante non fermarsi a un’autodiagnosi
Molti pazienti, convinti di soffrire solo di emorroidi, trascurano la visita proctologica, ricorrendo a rimedi fai-da-te o a cure sintomatiche che non risolvono il problema alla radice. In realtà, il prolasso rettale non diagnosticato e non trattato può peggiorare nel tempo, compromettendo la qualità di vita e, nei casi più gravi, determinando ostruzione evacuatoria severa e complicanze infettive.
Una visita specialistica, accompagnata da un esame obiettivo accurato e da indagini come defecografia, manometria anorettale o colonscopia, permette di differenziare con chiarezza il prolasso emorroidario dal prolasso rettale e di impostare la strategia terapeutica più adeguata.
Trattamenti e approccio moderno
Oggi il trattamento del prolasso rettale può variare dalla chirurgia mininvasiva per via laparoscopica o robotica, con tecniche di sospensione e fissaggio del retto, fino a procedure transanali minimamente invasive e senza dolore (STARR). La scelta dipende dall’età, dalle condizioni generali e dal grado di prolasso, ma il principio resta uno: riconoscere la malattia in tempo è fondamentale per offrire una cura efficace e migliorare la qualità di vita del paziente.
Conclusioni
Non sempre quello che sembra un problema di emorroidi è davvero tale. Il prolasso rettale è una condizione distinta, più complessa, che richiede un occhio esperto per essere riconosciuta. Per questo, di fronte a sintomi persistenti, non bisogna accontentarsi di diagnosi frettolose o di soluzioni superficiali, ma rivolgersi a uno specialista che possa valutare con precisione la natura del disturbo.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006
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