Mortalità neonatale in Calabria: quando il volume dei parti fa la differenza
- Francesco Caruso
- 15 ago
- Tempo di lettura: 3 min

La recente tragedia del neonato morto all’ospedale Gino Iannelli di Cetraro richiama l’attenzione su un tema delicato e spesso sottovalutato: la mortalità neonatale e il ruolo dei volumi di attività dei punti nascita. Per comprendere la dimensione del problema, è necessario confrontare dati nazionali, regionali e locali.
Mortalità neonatale in Italia e in Calabria
L’Italia è considerata uno dei paesi con la mortalità neonatale più bassa al mondo, un risultato frutto di decenni di miglioramenti in sanità ostetrica e pediatrica.
Media nazionale: circa 1,7–2,5 decessi per 1.000 nati vivi (Ministero della Salute, 2023)
Nord Italia: 1,35/1.000
Sud Italia: 2,24/1.000
Calabria: circa 3,5/1.000, significativamente superiore alla media nazionale (QuiCosenza)
Dal 1991 al 2008, la mortalità neonatale in Italia è diminuita del 57%, passando da 5,87 a 2,55 per 1.000 nati vivi, ma le differenze regionali rimangono marcate. La Calabria, insieme ad altre regioni del Sud, mostra ancora tassi più elevati, riflettendo disuguaglianze nell’accesso e nella qualità dei servizi ostetrico-ginecologici.
Il ruolo del volume dei punti nascita
Linee guida internazionali e nazionali, come il Decreto Ministeriale 11/11/2015, sottolineano che il volume di attività dei punti nascita è un indicatore cruciale di sicurezza:
Punti nascita ad alto volume: strutture con 1000 parti o più all’anno consentono al personale di acquisire esperienza consolidata, affinare protocolli e gestire efficacemente emergenze ostetriche e neonatali. Questi reparti registrano tassi di mortalità neonatale significativamente più bassi.
Punti nascita a basso volume: quelli con meno di 500 parti all’anno, spesso presenti in aree periferiche, devono operare in deroga. Pur rispettando protocolli rigorosi e avendo mezzi di trasporto rapidi, questi reparti affrontano difficoltà nell’acquisire esperienza sufficiente, aumentando potenzialmente il rischio di eventi avversi rari ma gravi.
Il paradosso è evidente: una madre può scegliere il punto nascita più vicino, senza conoscere effettivamente i volumi annuali, i tassi di complicanze o la disponibilità h24 di specialisti. La vicinanza geografica diventa così l’unico criterio, mentre la sicurezza clinica, supportata dai numeri e dall’esperienza, passa in secondo piano.
Casi emblematici
Alcune regioni italiane hanno adottato strategie per concentrare i parti nei reparti ad alto volume, ottenendo miglioramenti concreti:
Reparti con oltre 2.000 parti/anno registrano mortalità neonatale vicina all’1/1.000
Reparti con meno di 500 parti/anno possono avere tassi doppi o tripli, anche se il personale è altamente qualificato, semplicemente perché l’esperienza accumulata sui casi critici è limitata
In Calabria, questa situazione è accentuata: numerosi punti nascita coprono vaste aree geografiche, ma con volumi limitati. Il punto nascita di Cetraro, pur riaperto nel 2024, rientra probabilmente in questa fascia, rendendo indispensabile la trasparenza sui dati annuali di parti e risultati clinici, ancora oggi non disponibili in rete.
Trasparenza e informazione: strumenti di sicurezza
Per ridurre i rischi e migliorare la sicurezza, le famiglie devono poter accedere a informazioni essenziali:
Numero di parti annue
Tassi di cesareo, complicanze e mortalità neonatale
Disponibilità di personale qualificato h24
Solo con dati chiari e aggiornati è possibile scegliere in modo consapevole, bilanciando vicinanza geografica e sicurezza clinica.
Conclusioni
La morte del neonato a Cetraro è un tragico promemoria di quanto sia cruciale il rapporto tra volume dei parti e qualità dell’assistenza. La Calabria, pur con progressi negli ultimi anni, mostra ancora tassi di mortalità neonatale superiori alla media nazionale, evidenziando la necessità di politiche sanitarie mirate: concentrazione dei casi nei reparti ad alto volume, formazione continua, protocolli aggiornati e, soprattutto, trasparenza verso le famiglie.
Solo così sarà possibile ridurre la mortalità neonatale e garantire che ogni parto sia affrontato con competenza, sicurezza e consapevolezza.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006
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