Laparocele: un segno del passato che non va ignorato. La chirurgia mininvasiva come soluzione moderna ed efficace
- Francesco Caruso
- 19 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min

“Mi hanno operato anni fa, e da allora è rimasto un bozzo...”
“Ogni tanto tira, ma tanto ormai è così.”
“Il mio medico mi ha detto che può restare così, finché non mi dà fastidio.”
Queste sono le frasi che sento più spesso da chi si presenta con un laparocele, ovvero un’ernia sulla cicatrice di un precedente intervento chirurgico addominale.
È una patologia diffusa, sottovalutata, spesso trascurata per anni. Ma è anche una condizione che, se trattata correttamente con chirurgia mininvasiva, può essere risolta in maniera definitiva, restituendo non solo integrità alla parete addominale, ma anche benessere, mobilità, fiducia in sé.
🔍 Cos’è un laparocele?
Il laparocele è una perdita di continuità della parete addominale che si verifica nel punto in cui, in passato, è stata eseguita un’incisione chirurgica.A causa di un difetto di guarigione muscolo-fasciale, si può creare nel tempo un passaggio anomalo attraverso il quale protrude o scivola il contenuto dell’addome (grasso, omento, intestino).
📌 Si manifesta con:
Gonfiore sotto la cicatrice chirurgica
Dolore o tensione sotto sforzo
Fastidio funzionale (piegarsi, alzarsi, fare sport)
Talvolta senso di trazione o “peso interno”
Nei casi avanzati: strozzamento o incarceramento
📊 Quanti pazienti sviluppano un laparocele?
Secondo le linee guida EAES e HerniaSurge 2023, fino al 20% dei pazienti sottoposti a chirurgia laparotomica (con taglio) sviluppa un laparocele entro 5 anni. Il rischio aumenta con:
Infezioni post-operatorie
Obesità o aumento cronico della pressione intra-addominale
Diabete o patologie che rallentano la cicatrizzazione
Eccessiva attività fisica precoce dopo l’intervento
Tagli chirurgici verticali, specie mediani
🧠 Un caso clinico dal mio ambulatorio
Paziente di 59 anni, operata 7 anni prima per isterectomia addominale. Da 2 anni riferiva senso di tensione e bozzetto sottocicatriziale. Esami: ecografia ed eventuale TAC. Risultato: laparocele mediano con porta erniaria di 4,5 cm, contenente omento e un’ansa di tenue.
Operata in laparoscopia IPOM, con posizionamento di mesh intraperitoneale. Dimissione a 48 ore. A 3 settimane: ripresa completa delle attività quotidiane, nessun dolore, cicatrici invisibili.
“Finalmente mi sento libera nei movimenti. Prima avevo sempre paura si rompesse qualcosa.”
⚠️ Quando bisogna intervenire
Le linee guida EAES e SICE raccomandano la correzione chirurgica del laparocele quando:
✅ Supera i 2 cm
✅ È sintomatico o dolente
✅ È aumentato di volume
✅ Coinvolge contenuti intestinali
✅ Impatta sulla funzione addominale, respiratoria o sulla qualità di vita
Mai aspettare lo strozzamento.Il trattamento elettivo ha risultati migliori, meno complicanze, e un decorso post-operatorio più semplice.
🔧 Come si tratta oggi: laparoscopia e rete protettiva
Oggi la chirurgia del laparocele si avvale di tecniche mininvasive sempre più sofisticate.
Approcci principali:
Utilizzo di mesh leggere, a bassa adesività, 3D o biologiche a seconda dei casi.
✅ Minor dolore post-operatorio
✅ Bassa incidenza di infezioni
✅ Ottimo risultato estetico
✅ Ridotta recidiva, se il paziente segue le indicazioni post-operatorie
📈 I miei risultati
Nella mia casistica personale:
Tasso di recidiva < 3% a 3 anni
Complicanze maggiori < 0.5%
Dolore post-operatorio minimo, spesso senza oppiacei
Ritorno al lavoro anche in 10–15 giorni, con follow-up strutturato
👨⚕️ Il mio approccio clinico
Ogni paziente con sospetto laparocele viene:
✔️ Valutato in posizione eretta e supina
✔️ Studiato con ecografia e/o TAC a seconda del caso
✔️ Informato su indicazioni, timing, tecniche e tipo di mesh
✔️ Operato in regime di ricovero breve o day surgery
✔️ Seguito con programma di recupero graduale, dieta e movimento controllato
Perché riparare un laparocele non è solo “mettere una rete”: è restituire funzione, estetica, equilibrio e fiducia in sé stessi.
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