La disfagia - difficoltà alla deglutizione
- Francesco Caruso
- 18 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Cos’è la disfagia e perché non va sottovalutata
La disfagia è la difficoltà a deglutire cibi solidi, liquidi o entrambi. Non va confusa con il bolo isterico, la sensazione di “nodo in gola”, che non dipende da un reale disturbo della deglutizione. È una condizione clinica con cause organiche ben precise, che può compromettere la nutrizione e aumentare il rischio di complicanze respiratorie.
Disfagia orofaringea: quando il problema è all’inizio della deglutizione
Si verifica quando il cibo fatica a passare dall’orofaringe all’esofago. È spesso legata a malattie neurologiche o muscolari come ictus, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica o miastenia grave. I pazienti riferiscono tosse subito dopo la deglutizione, rigurgito nasale e, nei casi più gravi, aspirazione di cibo nelle vie respiratorie.
Caso clinico: un uomo di 72 anni, con pregresso ictus, lamentava tosse persistente durante i pasti. L’endoscopia ha escluso ostruzioni meccaniche; una valutazione logopedica ha confermato disfagia orofaringea, gestita con esercizi riabilitativi e modifiche dietetiche.
Disfagia esofagea: quando il cibo non scende
In questo caso, il problema è a livello dell’esofago. Può derivare da un’ostruzione meccanica (stenosi, carcinoma esofageo, anelli esofagei) o da un disturbo della motilità (acalasia, spasmo esofageo distale, sclerosi sistemica, esofagite eosinofila).
Caso clinico: una donna di 45 anni riferiva episodi ricorrenti di “blocco” del cibo nell’esofago. L’endoscopia con biopsia ha diagnosticato esofagite eosinofila; la terapia con corticosteroidi topici ha portato a un netto miglioramento clinico, confermando quanto riportato da Dellon e Hirano nella loro revisione sulla storia naturale di questa malattia (Gastroenterology, 2022).
Segnali di allarme: quando la disfagia è urgente
Impossibilità assoluta a deglutire
Scialorrea persistente
Perdita di peso non spiegata
Polmoniti ab ingestis ricorrenti
Comparsa acuta in un paziente neurologico
Questi sintomi impongono una valutazione immediata.
Diagnosi: dall’endoscopia ai test di motilità
L’endoscopia del tratto superiore è il primo passo fondamentale, sia per escludere tumori che per eseguire biopsie alla ricerca di esofagite eosinofila (ASGE Standards of Practice Committee, 2014). Se negativa, si procede con pasto baritato e manometria esofagea ad alta risoluzione, oggi considerata il gold standard nello studio dei disturbi della motilità (Patel, Yadlapati, Vaezi – Am J Gastroenterol, 2022).
Trattamento: personalizzato sulla causa
Disfagia orofaringea → riabilitazione logopedica, modifiche posturali, terapie per la patologia di base.
Disfagia esofagea da ostruzione → dilatazione endoscopica o trattamento oncologico.
Disturbi motori come acalasia → terapia endoscopica (miotomia per-orale – POEM) o chirurgica, secondo linee guida ACG (Vaezi et al., 2020).
Esofagite eosinofila → dieta di esclusione o corticosteroidi topici (Dellon & Hirano, 2022).
Disfagia e anziani: un rischio sottovalutato
Con l’età, la funzione neuromuscolare orale peggiora: la forza masticatoria diminuisce, la produzione salivare si riduce, aumenta il rischio di aspirazione. Nei pazienti geriatrici è essenziale un approccio multidisciplinare (logopedista, gastroenterologo, nutrizionista, odontoiatra).
Punti chiave da ricordare
La disfagia non è mai un sintomo banale.
Endoscopia con biopsie è sempre raccomandata come primo passo.
La terapia va adattata alla causa specifica.
Negli anziani serve particolare attenzione alla nutrizione e al rischio di aspirazione.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006
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