Dopo la pancreatite i dolori continuano - cosa fare
- Francesco Caruso
- 1 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Molti pazienti, dopo una pancreatite acuta, credono di poter tirare un sospiro di sollievo. Il ricovero è finito, gli esami migliorano, il pancreas si è “spento”. Ma poi, a distanza di settimane o mesi, il dolore torna. A volte intermittente, altre volte continuo. Spesso sordo, a volte più forte di prima. E allora si riaffaccia la paura: “Dottore, è normale?” “La pancreatite è tornata?” “Oppure è qualcosa di peggio?”
In questo articolo cerchiamo di chiarire quando il dolore post-pancreatite è una parte della guarigione, e quando invece è un segnale da non sottovalutare.
Il dolore “residuo”: quando è fisiologico
Dopo una pancreatite acuta, il pancreas — un organo delicato, riccamente innervato — può rimanere infiammato a lungo, anche quando gli esami ematici sono tornati normali. È come una ferita interna che guarisce piano.
In questi casi, il dolore:
È sordo, epigastrico o a barra dorsale
Migliora con gli analgesici
Non si associa a febbre, vomito o alterazioni delle feci
Diminuisce progressivamente nel tempo
Generalmente si risolve entro 4-6 settimane. Un po’ come dopo una distorsione o una frattura, i tessuti impiegano tempo a ristabilirsi del tutto.
Ma se il dolore persiste o peggiora?
Ci sono situazioni in cui il dolore non è più “residuo” ma “patologico”. In questi casi può indicare:
1. Una complicanza tardiva della pancreatite
Pseudocisti pancreatica: raccolta liquida che può comprimere stomaco, duodeno o dotti biliari
Raccolta necrotica organizzata (walled-off necrosis)
Fistola pancreatica con versamento retroperitoneale
Stenosi duttale o compressione delle vie biliari
Spesso in questi casi il dolore è più intenso dopo i pasti, associato a nausea, senso di pienezza, dimagrimento o ittero.
Una paziente di 63 anni, seguita nel mio ambulatorio, lamentava dolore epigastrico continuo a distanza di un mese da una pancreatite acuta “banale”. Alla TC di controllo era presente una pseudocisti di 6 cm. È stata trattata con drenaggio endoscopico, e nel giro di 3 giorni il dolore è scomparso. Oggi è asintomatica.
2. Una pancreatite cronica latente
Se il paziente ha già avuto più episodi di pancreatite, soprattutto se consuma alcol o ha un pancreas calcifico, può essere entrato nella fase cronica, con dolore recidivante e disfunzione digestiva. In questi casi è utile:
Dosare l’elastasi fecale (funzione esocrina)
Eseguire una RMN con colangio-pancreatografia
Valutare ecoendoscopia o test del respiro
Il dolore da pancreatite cronica è subdolo, ma può essere tenuto sotto controllo se diagnosticato per tempo.
3. Un tumore del pancreas misconosciuto
In alcuni pazienti, soprattutto oltre i 60 anni, con pancreatite idiopatica, perdita di peso, diabete recente o dolore persistente alla schiena, bisogna escludere con decisione un tumore pancreatico.
Una RM con colangio-RM o una ecoendoscopia possono cambiare la storia clinica. In più di un’occasione, ho diagnosticato tumori iniziali del pancreas in pazienti che continuavano a riferire un dolore “strano” a distanza di settimane dalla guarigione apparente. Diagnosi precoce significa chirurgia possibile.
Quando preoccuparsi: i segnali d’allarme
Consiglio sempre un controllo accurato se il dolore:
Persiste oltre 4-6 settimane
È peggiorato rispetto alla dimissione
È associato a febbre, vomito o calo ponderale
Si localizza alla schiena in modo fisso
È accompagnato da feci chiare, urine scure o ittero
In questi casi, non basta un’ecografia: serve una RM con colangio-RM, oppure una ecoendoscopia, esami che danno informazioni dettagliate su pancreas e dotti biliari.
Il dolore può essere trattato
La buona notizia è che anche il dolore cronico o persistente post-pancreatite può essere trattato efficacemente, se si inquadra la causa. Le strategie includono:
Analgesici mirati (inclusi oppioidi a basso dosaggio, se necessario)
Terapie enzimatiche sostitutive (pancreatina)
Trattamenti endoscopici (drenaggi, stenting)
In casi selezionati, chirurgia mininvasiva
E soprattutto: una gestione multidisciplinare che includa chirurgo, gastroenterologo, radiologo e nutrizionista.
Conclusioni
Il dolore dopo una pancreatite non è sempre un segnale di allarme, ma non va mai ignorato.Se si attenua progressivamente, fa parte del decorso. Se invece persiste, peggiora o cambia caratteristiche, è necessario approfondire. A volte si nasconde una pseudocisti, una necrosi, una stenosi. Altre volte, purtroppo, un tumore iniziale.
Ma in tutti i casi, la chiave è una sola: non trascurare i segnali del corpo, e affidarsi a chi ha esperienza nella gestione di queste patologie complesse.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina
📞 Per appuntamenti: 333 8887415
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