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Dopo la pancreatite i dolori continuano - cosa fare

Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com

Molti pazienti, dopo una pancreatite acuta, credono di poter tirare un sospiro di sollievo. Il ricovero è finito, gli esami migliorano, il pancreas si è “spento”. Ma poi, a distanza di settimane o mesi, il dolore torna. A volte intermittente, altre volte continuo. Spesso sordo, a volte più forte di prima. E allora si riaffaccia la paura: “Dottore, è normale?” “La pancreatite è tornata?” “Oppure è qualcosa di peggio?”


In questo articolo cerchiamo di chiarire quando il dolore post-pancreatite è una parte della guarigione, e quando invece è un segnale da non sottovalutare.


Il dolore “residuo”: quando è fisiologico


Dopo una pancreatite acuta, il pancreas — un organo delicato, riccamente innervato — può rimanere infiammato a lungo, anche quando gli esami ematici sono tornati normali. È come una ferita interna che guarisce piano.


In questi casi, il dolore:


  • È sordo, epigastrico o a barra dorsale

  • Migliora con gli analgesici

  • Non si associa a febbre, vomito o alterazioni delle feci

  • Diminuisce progressivamente nel tempo


Generalmente si risolve entro 4-6 settimane. Un po’ come dopo una distorsione o una frattura, i tessuti impiegano tempo a ristabilirsi del tutto.


Ma se il dolore persiste o peggiora?


Ci sono situazioni in cui il dolore non è più “residuo” ma “patologico”. In questi casi può indicare:


1. Una complicanza tardiva della pancreatite


  • Pseudocisti pancreatica: raccolta liquida che può comprimere stomaco, duodeno o dotti biliari

  • Raccolta necrotica organizzata (walled-off necrosis)

  • Fistola pancreatica con versamento retroperitoneale

  • Stenosi duttale o compressione delle vie biliari


Spesso in questi casi il dolore è più intenso dopo i pasti, associato a nausea, senso di pienezza, dimagrimento o ittero.

Una paziente di 63 anni, seguita nel mio ambulatorio, lamentava dolore epigastrico continuo a distanza di un mese da una pancreatite acuta “banale”. Alla TC di controllo era presente una pseudocisti di 6 cm. È stata trattata con drenaggio endoscopico, e nel giro di 3 giorni il dolore è scomparso. Oggi è asintomatica.


2. Una pancreatite cronica latente


Se il paziente ha già avuto più episodi di pancreatite, soprattutto se consuma alcol o ha un pancreas calcifico, può essere entrato nella fase cronica, con dolore recidivante e disfunzione digestiva. In questi casi è utile:


  • Dosare l’elastasi fecale (funzione esocrina)

  • Eseguire una RMN con colangio-pancreatografia

  • Valutare ecoendoscopia o test del respiro


Il dolore da pancreatite cronica è subdolo, ma può essere tenuto sotto controllo se diagnosticato per tempo.


3. Un tumore del pancreas misconosciuto


In alcuni pazienti, soprattutto oltre i 60 anni, con pancreatite idiopatica, perdita di peso, diabete recente o dolore persistente alla schiena, bisogna escludere con decisione un tumore pancreatico.

Una RM con colangio-RM o una ecoendoscopia possono cambiare la storia clinica. In più di un’occasione, ho diagnosticato tumori iniziali del pancreas in pazienti che continuavano a riferire un dolore “strano” a distanza di settimane dalla guarigione apparente. Diagnosi precoce significa chirurgia possibile.


Quando preoccuparsi: i segnali d’allarme


Consiglio sempre un controllo accurato se il dolore:

  • Persiste oltre 4-6 settimane

  • È peggiorato rispetto alla dimissione

  • È associato a febbre, vomito o calo ponderale

  • Si localizza alla schiena in modo fisso

  • È accompagnato da feci chiare, urine scure o ittero


In questi casi, non basta un’ecografia: serve una RM con colangio-RM, oppure una ecoendoscopia, esami che danno informazioni dettagliate su pancreas e dotti biliari.


Il dolore può essere trattato


La buona notizia è che anche il dolore cronico o persistente post-pancreatite può essere trattato efficacemente, se si inquadra la causa. Le strategie includono:


  • Analgesici mirati (inclusi oppioidi a basso dosaggio, se necessario)

  • Terapie enzimatiche sostitutive (pancreatina)

  • Trattamenti endoscopici (drenaggi, stenting)

  • In casi selezionati, chirurgia mininvasiva


E soprattutto: una gestione multidisciplinare che includa chirurgo, gastroenterologo, radiologo e nutrizionista.


Conclusioni


Il dolore dopo una pancreatite non è sempre un segnale di allarme, ma non va mai ignorato.Se si attenua progressivamente, fa parte del decorso. Se invece persiste, peggiora o cambia caratteristiche, è necessario approfondire. A volte si nasconde una pseudocisti, una necrosi, una stenosi. Altre volte, purtroppo, un tumore iniziale.


Ma in tutti i casi, la chiave è una sola: non trascurare i segnali del corpo, e affidarsi a chi ha esperienza nella gestione di queste patologie complesse.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina

📞 Per appuntamenti: 333 8887415

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