Dolore epigastrico - guida alla diagnosi della pancreatite acuta
- Francesco Caruso
- 1 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Chiunque abbia provato un forte dolore allo stomaco, localizzato tra lo sterno e l’ombelico, sa quanto possa essere disorientante: gastrite? Colica? Reflusso? Non sempre è facile capirlo. Ma quando il dolore è improvviso, violento e si irradia verso la schiena, potrebbe nascondere qualcosa di più serio: una pancreatite acuta.
In questo articolo, analizziamo come distinguere un semplice malessere addominale da una vera emergenza medica, approfondendo i criteri diagnostici raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali.
Il dolore epigastrico della pancreatite: come si presenta davvero
Nella mia esperienza clinica, il dolore della pancreatite è tra i più forti e particolari che un paziente possa sperimentare. Si localizza all’epigastrio, cioè nella parte alta dell’addome, e ha caratteristiche ben precise:
Esordio improvviso, spesso dopo un pasto abbondante o un eccesso alcolico.
Intensità molto elevata, tanto da richiedere morfina o altri oppiacei per essere controllato.
Irradiazione posteriore: il dolore “trapassa” l’addome e si estende in regione lombare, a “cintura”.
Può associarsi a vomito incoercibile, febbre, sudorazione fredda, respiro corto.
La maggior parte dei pazienti riferisce di “non aver mai sentito un dolore simile in vita sua”.
Un esempio emblematico è quello di Marta, 38 anni, arrivata in pronto soccorso con dolore epigastrico e vomito continuo dopo una cena abbondante. L’aspetto era sofferente, la pressione bassa, la frequenza cardiaca aumentata. Inizialmente si pensava a una gastrite, ma gli esami di laboratorio hanno rivelato una lipasi >2000 U/L. La TC ha confermato una pancreatite acuta con edema diffuso. Ricoverata in terapia intensiva per 48 ore, è guarita completamente in 10 giorni. Se si fosse aspettato qualche ora in più, sarebbe potuta andare diversamente.
Diagnosi: quando si può dire con certezza “è pancreatite”?
Secondo le linee guida ACG 2024 e SIGE 2023, la diagnosi di pancreatite acuta si formula in presenza di almeno 2 dei seguenti 3 criteri:
Dolore epigastrico tipico, come descritto sopra.
Aumento degli enzimi pancreatici (amilasi e/o lipasi) oltre 3 volte il limite superiore della norma.
Imaging compatibile (TC addome o ecografia con segni di infiammazione pancreatica).
È importante sottolineare che gli enzimi possono essere normali in alcuni casi: ad esempio, nella pancreatite da ipertrigliceridemia o in pazienti che arrivano tardi in ospedale. Ecco perché il contesto clinico è fondamentale.
Il ruolo dell’ecografia e della TC
L’ecografia addominale è l’esame di primo livello: è utile soprattutto per identificare la presenza di calcoli nella colecisti, causa più frequente di pancreatite acuta. Tuttavia, ha limiti nel visualizzare direttamente il pancreas, specie in pazienti obesi o con meteorismo.
La TC con mezzo di contrasto, invece, è l’esame gold standard per valutare la gravità della pancreatite, la presenza di necrosi, raccolte fluide o complicanze vascolari. Va eseguita non prima di 72 ore, a meno che non ci sia peggioramento clinico.
In alternativa, nei pazienti con controindicazioni al contrasto iodato, si può utilizzare la RM addome con colangio-RM (MRCP).
Esami del sangue: cosa guardare davvero
Oltre alla lipasi e all’amilasi, ci sono altri parametri che aiutano a inquadrare la gravità della pancreatite fin dalle prime ore:
PCR (Proteina C Reattiva) >150 mg/L dopo 48h: segno di severità
Creatinina e BUN: aumentano in caso di disidratazione o danno renale precoce
Ematocrito >44%: può indicare emoconcentrazione e rischio di necrosi
Leucocitosi, iperglicemia, calcemia ridotta
Infine, in caso di sospetta pancreatite da ipertrigliceridemia, è fondamentale dosare i trigliceridi già al primo accesso.
Diagnosi differenziale: quando non è pancreatite?
Molte patologie addominali possono simulare una pancreatite:
Ulcera gastrica perforata
Colangite acuta
Infarto miocardico (soprattutto inferiore)
Aneurisma dell’aorta addominale rotto
Occlusione intestinale
In questi casi, la tempestività dell’imaging e l’esperienza clinica sono cruciali. In un caso recente, un paziente di 65 anni è stato indirizzato in chirurgia per “pancreatite acuta” ma in realtà aveva un infarto intestinale da trombosi mesenterica, diagnosticato grazie a una TC eseguita d’urgenza.
Il tempo è pancreas
Uno dei concetti chiave è che prima si formula la diagnosi, migliori saranno gli esiti. L’intervallo critico sono le prime 48 ore: è in questa finestra che si decide se la pancreatite sarà lieve e autolimitante o se evolverà in forma grave.
Ogni ritardo diagnostico può significare:
Inadeguata reidratazione
Ritardo nell’uso di oppioidi efficaci per il controllo del dolore
Mancata identificazione di complicanze precoci
Errata valutazione chirurgica
Conclusioni
Il dolore epigastrico non è sempre banale. Quando è improvviso, intenso, irradiato alla schiena e associato a nausea, vomito o febbre, è fondamentale pensare alla pancreatite acuta. Un’ecografia e un semplice dosaggio della lipasi possono cambiare il destino del paziente. La diagnosi precoce è il primo passo per salvare il pancreas — e, nei casi più gravi, anche la vita.
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
📍 Disponibile per visite specialistiche in Calabria, Milano e telemedicina
📞 Per appuntamenti: 333 8887415


Commenti