top of page

Disturbi funzionali gastrointestinali: quando il dolore è reale, ma invisibile

Aggiornamento: 9 ago



disturbi funzionali miglior medico caruso
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com

I disturbi funzionali gastrointestinali (Functional Gastrointestinal Disorders – FGIDs), oggi classificati con il termine Disordini dell’Interazione Intestino-Cervello (Disorders of Gut-Brain Interaction – DGBI), rappresentano una vasta categoria di condizioni croniche in cui i sintomi gastrointestinali non sono giustificati da anomalie strutturali o biochimiche rilevabili con gli esami standard. Nonostante ciò, il dolore, il disagio, il senso di pesantezza o le alterazioni dell’alvo sono autentici e spesso invalidanti.


Questi disturbi colpiscono oltre il 40% della popolazione mondiale, secondo quanto riportato dal più grande studio multicentrico mai realizzato sull’argomento: il Global Epidemiology Study on FGIDs (Sperber AD et al., Gastroenterology, 2021;160(1):99–114). Tra le forme più comuni rientrano:


  • Malattia da reflusso gastroesofageo non erosiva (NERD)

  • Gastrite funzionale o “gastrite nervosa”

  • Dolori addominali funzionali

  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

  • Dispepsia funzionale

  • Disturbi dell’evacuazione (anodinia, dischezia, tenesmo senza causa organica)

  • Colon irritabile


Le linee guida ROMA IV, pubblicate da un panel internazionale coordinato da Drossman e colleghi (Gastroenterology, 2016;150(6):1257–1261), hanno ridefinito questi disturbi in termini di alterazione dell’asse intestino-cervello, cioè di una disfunzione nella comunicazione tra sistema nervoso centrale e sistema gastrointestinale, su base neuroimmune, viscerosensitiva, e — soprattutto — psicoemotiva.


In termini semplici: l’intestino non è malato, ma comunica in modo anomalo. E lo fa perché riceve segnali alterati dalla mente.


Nella mia esperienza, tra ambulatori e follow-up specialistici, è frequente incontrare pazienti che descrivono dolori epigastrici, pesantezza post-prandiale, diarrea alternata a stipsi, spasmi o difficoltà ad evacuare, nonostante esami perfetti: gastroscopie negative, colonscopie senza alterazioni, analisi ematochimiche nella norma. Eppure, vivono un disagio quotidiano, talvolta frustrante, spesso derubricato frettolosamente come “stress”.


Un esempio emblematico è quello di una donna di 35 anni, madre e lavoratrice, con diagnosi di “gastrite cronica non erosiva” e “colite nervosa”. Dopo mesi di IPP, fermenti e antispastici senza beneficio, è emerso — attraverso un’anamnesi profonda e non frettolosa — un contesto di ansia generalizzata e somatizzazione viscerale. Con un approccio integrato (trattamento psicoterapico, lieve supporto farmacologico, dieta adattata, tecniche di rilassamento e, soprattutto, un dialogo costante medico-paziente), ha progressivamente ridotto fino ad annullare i sintomi in meno di sei mesi.


Un altro caso, molto significativo, riguarda un giovane uomo con anodinia funzionale: riferiva da anni “mancanza di stimolo” a defecare, con necessità di clisteri e lassativi frequenti, vissuti con forte disagio e vergogna. Gli esami radiologici e proctologici non mostravano nulla. Solo attraverso un percorso di rieducazione motoria, lavoro sul pavimento pelvico e supporto psicologico per ansia e ipercontrollo emotivo, ha ritrovato la naturalezza della funzione intestinale, migliorando anche l’umore e la qualità di vita.


Oggi sappiamo che ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del sonno e traumi psicologici sono fortemente associati a FGIDs. Il sistema enterico è riccamente innervato e interconnesso con il cervello tramite il nervo vago e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, producendo e rispondendo agli stessi neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale, tra cui serotonina, dopamina e GABA. Non a caso, oltre il 90% della serotonina corporea è prodotta a livello intestinale.


Le linee guida della Rome Foundation, dell’American Gastroenterological Association (AGA) e dell’ESNM (European Society of Neurogastroenterology and Motility) raccomandano un approccio multidisciplinare e biopsicosociale, che includa:


  • Educazione del paziente e comunicazione efficace

  • Modifiche dietetiche individualizzate (es. dieta FODMAP per IBS)

  • Farmaci neuromodulatori a basse dosi (es. antidepressivi triciclici o SSRI per disfunzione viscerale)

  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale, ipnosi medica, mindfulness

  • Esercizio fisico regolare e sonno adeguato


In alcune situazioni, è sufficiente spiegare al paziente che i sintomi sono reali, ma funzionali, per iniziare un percorso di guarigione. Molti pazienti piangono di sollievo nel sentirsi dire che non sono “matti” e che la mente e il corpo non sono due cose separate.


Nel nostro centro abbiamo trattato con successo decine di pazienti con colon irritabile, dispepsia funzionale o disturbi dell’evacuazione, semplicemente accogliendoli, dedicando tempo all’ascolto, integrazione psicologica, rieducazione alimentare e, ove necessario, modulazione farmacologica leggera e personalizzata.


I disturbi funzionali gastrointestinali non sono un’illusione. Sono una patologia vera, ma invisibile, che coinvolge la mente, il sistema nervoso autonomo e l’intestino. Trattarli richiede pazienza, empatia, conoscenza fisiopatologica aggiornata e la capacità di integrare competenze cliniche, psicologiche e relazionali.

Commenti


bottom of page