Disturbi funzionali gastrointestinali: quando il dolore è reale, ma invisibile
- Francesco Caruso
- 13 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 ago

I disturbi funzionali gastrointestinali (Functional Gastrointestinal Disorders – FGIDs), oggi classificati con il termine Disordini dell’Interazione Intestino-Cervello (Disorders of Gut-Brain Interaction – DGBI), rappresentano una vasta categoria di condizioni croniche in cui i sintomi gastrointestinali non sono giustificati da anomalie strutturali o biochimiche rilevabili con gli esami standard. Nonostante ciò, il dolore, il disagio, il senso di pesantezza o le alterazioni dell’alvo sono autentici e spesso invalidanti.
Questi disturbi colpiscono oltre il 40% della popolazione mondiale, secondo quanto riportato dal più grande studio multicentrico mai realizzato sull’argomento: il Global Epidemiology Study on FGIDs (Sperber AD et al., Gastroenterology, 2021;160(1):99–114). Tra le forme più comuni rientrano:
Malattia da reflusso gastroesofageo non erosiva (NERD)
Gastrite funzionale o “gastrite nervosa”
Dolori addominali funzionali
Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)
Dispepsia funzionale
Disturbi dell’evacuazione (anodinia, dischezia, tenesmo senza causa organica)
Colon irritabile
Le linee guida ROMA IV, pubblicate da un panel internazionale coordinato da Drossman e colleghi (Gastroenterology, 2016;150(6):1257–1261), hanno ridefinito questi disturbi in termini di alterazione dell’asse intestino-cervello, cioè di una disfunzione nella comunicazione tra sistema nervoso centrale e sistema gastrointestinale, su base neuroimmune, viscerosensitiva, e — soprattutto — psicoemotiva.
In termini semplici: l’intestino non è malato, ma comunica in modo anomalo. E lo fa perché riceve segnali alterati dalla mente.
Nella mia esperienza, tra ambulatori e follow-up specialistici, è frequente incontrare pazienti che descrivono dolori epigastrici, pesantezza post-prandiale, diarrea alternata a stipsi, spasmi o difficoltà ad evacuare, nonostante esami perfetti: gastroscopie negative, colonscopie senza alterazioni, analisi ematochimiche nella norma. Eppure, vivono un disagio quotidiano, talvolta frustrante, spesso derubricato frettolosamente come “stress”.
Un esempio emblematico è quello di una donna di 35 anni, madre e lavoratrice, con diagnosi di “gastrite cronica non erosiva” e “colite nervosa”. Dopo mesi di IPP, fermenti e antispastici senza beneficio, è emerso — attraverso un’anamnesi profonda e non frettolosa — un contesto di ansia generalizzata e somatizzazione viscerale. Con un approccio integrato (trattamento psicoterapico, lieve supporto farmacologico, dieta adattata, tecniche di rilassamento e, soprattutto, un dialogo costante medico-paziente), ha progressivamente ridotto fino ad annullare i sintomi in meno di sei mesi.
Un altro caso, molto significativo, riguarda un giovane uomo con anodinia funzionale: riferiva da anni “mancanza di stimolo” a defecare, con necessità di clisteri e lassativi frequenti, vissuti con forte disagio e vergogna. Gli esami radiologici e proctologici non mostravano nulla. Solo attraverso un percorso di rieducazione motoria, lavoro sul pavimento pelvico e supporto psicologico per ansia e ipercontrollo emotivo, ha ritrovato la naturalezza della funzione intestinale, migliorando anche l’umore e la qualità di vita.
Oggi sappiamo che ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del sonno e traumi psicologici sono fortemente associati a FGIDs. Il sistema enterico è riccamente innervato e interconnesso con il cervello tramite il nervo vago e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, producendo e rispondendo agli stessi neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale, tra cui serotonina, dopamina e GABA. Non a caso, oltre il 90% della serotonina corporea è prodotta a livello intestinale.
Le linee guida della Rome Foundation, dell’American Gastroenterological Association (AGA) e dell’ESNM (European Society of Neurogastroenterology and Motility) raccomandano un approccio multidisciplinare e biopsicosociale, che includa:
Educazione del paziente e comunicazione efficace
Modifiche dietetiche individualizzate (es. dieta FODMAP per IBS)
Farmaci neuromodulatori a basse dosi (es. antidepressivi triciclici o SSRI per disfunzione viscerale)
Psicoterapia cognitivo-comportamentale, ipnosi medica, mindfulness
Esercizio fisico regolare e sonno adeguato
In alcune situazioni, è sufficiente spiegare al paziente che i sintomi sono reali, ma funzionali, per iniziare un percorso di guarigione. Molti pazienti piangono di sollievo nel sentirsi dire che non sono “matti” e che la mente e il corpo non sono due cose separate.
Nel nostro centro abbiamo trattato con successo decine di pazienti con colon irritabile, dispepsia funzionale o disturbi dell’evacuazione, semplicemente accogliendoli, dedicando tempo all’ascolto, integrazione psicologica, rieducazione alimentare e, ove necessario, modulazione farmacologica leggera e personalizzata.
I disturbi funzionali gastrointestinali non sono un’illusione. Sono una patologia vera, ma invisibile, che coinvolge la mente, il sistema nervoso autonomo e l’intestino. Trattarli richiede pazienza, empatia, conoscenza fisiopatologica aggiornata e la capacità di integrare competenze cliniche, psicologiche e relazionali.


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