Condilomi anali: l’HPV esiste, è silenzioso, ma si può trattare (e prevenire)
- Francesco Caruso
- 14 lug
- Tempo di lettura: 3 min

I condilomi anali sono lesioni causate dal virus HPV (Human Papilloma Virus), lo stesso responsabile di molti tumori del collo dell’utero, della gola e dell’ano. Ma mentre la prevenzione ginecologica è ormai ben strutturata, la prevenzione e il trattamento delle lesioni anali è ancora un tabù.
Eppure, secondo i CDC (Centers for Disease Control, 2024), l’infezione da HPV coinvolge oltre l’80% della popolazione sessualmente attiva. Nella regione anale, può presentarsi con lesioni visibili (i “verruconi”), oppure in forma subclinica: invisibile, ma trasmissibile. E, in alcuni casi, può evolvere in lesioni displastiche di alto grado (HSIL) o carcinoma anale.
Come si presentano i condilomi?
Lesioni esofitiche, verrucose, singole o multiple
Possono essere esterne (perianali), interne (endoanali) o combinate
Frequentemente asintomatiche, ma possono causare prurito, bruciore, secrezione, sanguinamento o disagio durante i rapporti
Le linee guida ASCRS 2023 raccomandano che ogni lesione anale sospetta venga sottoposta ad anoscopia ed eventualmente biopsia, per distinguere i condilomi benigni dalle lesioni intraepiteliali squamose (SIL).

Un caso clinico significativo
Un ragazzo di 29 anni, MSM (men who have sex with men), si presenta per “verruche anali da qualche mese”. Aveva già consultato un medico che gli aveva prescritto una crema, senza alcuna indagine. Alla visita: lesioni multiple perianali e 3 piccole formazioni endoanali visibili all’anoscopia.
È stato sottoposto a mappatura endoanale in anestesia locale, con biopsie multiple: lesioni condilomatose e una HSIL a livello del canale anale superiore. È stato trattato in più tempi con diatermocoagulazione e ablazione selettiva, e avviato al vaccino nonavalente.
A 6 mesi, nessuna recidiva, buona qualità di vita e sorveglianza avviata.“Mi ha salvato dal peggio. E pensare che mi vergognavo anche solo a mostrarle.”
Diagnosi: senza scorciatoie
Ogni paziente con sospetto HPV anale merita un percorso chiaro:
Visita proctologica con anoscopia accurata
Biopsie mirate in caso di lesioni atipiche o sospette
In pazienti MSM o HIV+: valutazione estesa con anoscopia ad alta risoluzione (HRA)
Pap test anale (in pazienti a rischio), come da linee guida CDC 2024 e WHO
Esclusione di coinfezioni sessualmente trasmissibili (HIV, HCV, sifilide, gonorrea, Chlamydia)
La presenza di condilomi non implica necessariamente promiscuità o comportamento scorretto. L’HPV è ubiquo, si trasmette anche con rapporti protetti, e può rimanere latente per anni.
Trattamento: mini-invasivo, graduale, efficace
Le opzioni disponibili, secondo SICCR 2023 e ASCRS:
Diatermocoagulazione chirurgica (gold standard): ablazione delle lesioni sotto visione diretta, anche in anestesia locale
Laser CO₂ o radiofrequenza: opzioni valide per lesioni estese o recidive
Terapia topica (imiquimod, podofillotossina, sinecatechine): utile nei casi selezionati, in assenza di lesioni endoanali
Vaccinazione anti-HPV (anche post-esposizione), per ridurre rischio di recidive
Follow-up stretto: ogni 3–6 mesi nei pazienti con lesioni multiple, immunodepressi o MSM
Un altro caso, un’altra lezione
Una donna di 42 anni, con partner fisso, si presenta per prurito anale e piccole lesioni “che sembrano taglietti”. Dopo mesi di creme steroidee inutili, la diagnosi è stata: condilomatosi piatta del canale anale inferiore. Trattata con cauterizzazione selettiva e 2 applicazioni di imiquimod, ha risolto il problema. Ma soprattutto, ha compreso che l’infezione da HPV non è un disonore, ma una condizione clinica da trattare con dignità e scienza.
“Pensavo fosse una malattia per altri. E invece era solo una malattia. E curabile.”
Il mio approccio
Affronto ogni caso con metodo, senza giudizio, con precisione e senza fretta. Ogni paziente viene informato, studiato e trattato in base al numero, alla sede e al profilo immunologico.Il trattamento non è solo chirurgico: è educativo, preventivo e umano.
Perché i condilomi non sono una vergogna.La vera vergogna sarebbe non offrire ai pazienti un percorso serio, efficace e risolutivo.


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