Alcol, genetica e fegato: una combinazione pericolosa
- Francesco Caruso
- 10 set
- Tempo di lettura: 4 min

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha messo in luce quanto il destino del nostro fegato non dipenda soltanto dallo stile di vita, ma anche da ciò che portiamo scritto nei nostri geni. Uno studio appena pubblicato sula nota rivista Gastroenterology (2025) ha analizzato in profondità la relazione tra consumo di alcol, predisposizione genetica e rischio di sviluppare gravi malattie del fegato, fornendo dati solidi e di grande rilevanza clinica.
Alcol, fegato e genetica: lo studio
I ricercatori hanno esaminato i dati di oltre 300.000 partecipanti della UK Biobank seguiti per quasi 13 anni, validando poi i risultati su un’altra grande coorte, la China Kadoorie Biobank con più di 47.000 individui e oltre 16 anni di follow-up.
I pazienti che assumono alcol sono stati classificati in tre categorie secondo i criteri classificativi SLD:
Lieve: fino a 140 g a settimana per le donne, 210 g per gli uomini
Moderato: 140–350 g nelle donne, 210–420 g negli uomini
Pesante: oltre 350 g nelle donne e oltre 420 g negli uomini
Parallelamente, i partecipanti sono stati suddivisi in base al loro rischio genetico di steatosi epatica, calcolato attraverso un polygenic risk score che tiene conto di varianti note come PNPLA3, TM6SF2, MBOAT7, GCKR e HSD17B13, già associate alla suscettibilità alle malattie epatiche.
L’endpoint principale era lo sviluppo di eventi epatici maggiori (LREs), come cirrosi, ipertensione portale, complicanze della malattia avanzata e carcinoma epatocellulare (HCC).
Cosa è emerso
Durante il follow-up, sono stati documentati oltre 1.700 casi di eventi epatici. I risultati parlano chiaro:
Il rischio non aumentava significativamente nei bevitori lievi, ma cresceva in modo evidente già nei moderati, con un hazard ratio (HR) di 1,43, e in maniera drammatica nei forti bevitori (HR 4,46).
Il fattore genetico moltiplica il pericolo. Chi presentava un alto rischio genetico e consumava grandi quantità di alcol aveva un rischio oltre sei volte superiore rispetto a chi beveva poco ed era geneticamente protetto.
Anche un consumo moderato, se associato a predisposizione genetica, faceva impennare il rischio di eventi epatici.
I dati sono stati confermati nella popolazione cinese, a dimostrazione che il legame tra alcol e genetica travalica differenze etniche e culturali.
L’interazione tra geni e alcol
Non tutti i forti bevitori sviluppano cirrosi o tumore del fegato, e non tutti i bevitori moderati sono al sicuro. Questo studio ci spiega perché: il destino dipende da una complessa interazione tra genetica e ambiente. Alcuni geni, come il famoso PNPLA3, favoriscono l’accumulo di grasso nel fegato e rendono l’organo più vulnerabile al danno alcolico. L’alcol, a sua volta, peggiora i meccanismi di metabolismo lipidico, induce stress ossidativo e crea un terreno fertile per l’infiammazione cronica e la cancerogenesi.
Il caso particolare del vino
Si è discusso spesso di un presunto “effetto protettivo” del vino, grazie ai polifenoli come il resveratrolo. Lo studio ha analizzato anche questo aspetto, confrontando consumatori abituali di vino e non. I risultati sono interessanti: sebbene alcuni componenti del vino abbiano effetti benefici sul metabolismo, il rischio epatico resta presente e si amplifica nei soggetti geneticamente predisposti. In altre parole: il vino non è una scusa per sentirsi immuni dai danni dell’alcol.
Cosa significa per la pratica clinica
Questo studio ha implicazioni enormi:
Non esiste un livello di consumo di alcol sicuro per tutti. Alcuni possono tollerare quantità moderate senza conseguenze apparenti, altri sono a rischio anche con dosi più basse.
La genetica conta. In futuro, grazie a test genetici sempre più accessibili, potremo identificare chi deve essere particolarmente attento al consumo di alcol.
Il fegato non perdona nel lungo termine. Cirrosi e tumore del fegato non compaiono dall’oggi al domani: si sviluppano lentamente, in silenzio, per poi manifestarsi quando è troppo tardi.
Messaggio finale
Il fegato è un organo straordinario, capace di rigenerarsi, ma ha un limite. La combinazione tra alcol e predisposizione genetica può trasformarsi in una miccia pronta ad accendersi. Chiunque, anche chi si considera un “bevitore moderato”, dovrebbe sottoporsi a controlli periodici: esami del sangue, ecografia e, nei casi a rischio, valutazioni specialistiche più approfondite.
La vera prevenzione passa dalla consapevolezza: conoscere i propri fattori di rischio, ridurre il consumo di alcol e non aspettare che i sintomi compaiano.
Reference
Associations of Alcohol Consumption and Genetic Predisposition to Hepatic Steatosis With Liver-Related Events: Results From Large Population-Based Cohort Studies
Xue, Hongliang et al. - Gastroenterology, Volume 169, Issue 4, 705 - 714.e14
Dr. Francesco Caruso
Specialista in chirurgia dell’apparato digerente
Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia
Iscr. Ord. med. RM/57003 - PI 11455741006
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