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Tumore all’esofago da reflusso gastroesofageo: rischio reale o solo paura?

francesco caruso miglior chirurgo
Dr. Francesco Caruso - Specialista in chirurgia mininvasiva e senza dolore - Tel. 333/8887415 - mail: carusochirurgo@gmail.com


Il reflusso gastroesofageo trascurato può aumentare il rischio di tumore all’esofago. Scopri i sintomi da non ignorare, le cause, i fattori di rischio e quando fare una gastroscopia.


Il reflusso può causare il tumore all’esofago?


Sì. Il reflusso gastroesofageo non curato per anni può portare a una condizione chiamata esofago di Barrett, che a sua volta aumenta in modo significativo il rischio di adenocarcinoma esofageo. Parliamo di un tumore raro, ma in costante aumento negli ultimi 30 anni, soprattutto negli uomini sopra i 50 anni, sovrappeso, fumatori o con ernia iatale.


Come avviene la trasformazione?


Il meccanismo è semplice ma insidioso: l’acido dello stomaco, risalendo nell’esofago, ne danneggia la mucosa in modo cronico. L’organismo, per difendersi, “trasforma” l’epitelio esofageo in un tessuto simile a quello intestinale (metaplasia intestinale): questo è l’esofago di Barrett.


Nel tempo, questa metaplasia può degenerare in displasia, poi in tumore. Non succede sempre, ma il rischio esiste – e aumenta se il paziente non viene seguito.


Chi è più a rischio?


Questi sono i fattori che aumentano il rischio di tumore da reflusso:

  • Durata del reflusso: più anni dura, maggiore è il rischio

  • Sintomi notturni: il reflusso durante il sonno è particolarmente dannoso

  • Ernia iatale di grandi dimensioni

  • Familiarità per tumore gastroesofageo

  • Sovrappeso addominale e obesità

  • Alcol, fumo, dieta ricca di carni rosse e povera di fibre

  • Sesso maschile e età >50 anni


Quando fare una gastroscopia?


Una semplice gastroscopia può cambiare il destino del paziente. Permette di:

  • Diagnosticare un esofago di Barrett (con biopsie)

  • Identificare lesioni precancerose o iniziali

  • Pianificare un follow-up adeguato


Secondo le linee guida (AGA, ESGE, AIOM), è raccomandata nei pazienti con reflusso da più di 5 anni, specie se maschi, over 50, fumatori, con obesità o familiarità per tumore dell’apparato digerente.


In ambulatorio, vedo ogni anno decine di pazienti in questa condizione: alcuni hanno già segni di Barrett senza saperlo. In altri, per fortuna, l’esame è negativo e basta un controllo ogni 3-5 anni. Ma il punto è: non aspettare che compaiano sintomi “gravi”. Il tumore esofageo, purtroppo, nelle fasi iniziali è spesso silenzioso.


Si può prevenire?


La prevenzione si fa su due fronti:


✅ Controllare il reflusso

Con terapia medica (PPI), perdita di peso, dieta adeguata, sospensione del fumo e – se indicato – chirurgia antireflusso.


✅ Monitorare l’esofago

Con gastroscopie regolari nei pazienti a rischio e biopsie mirate quando indicato. Oggi esistono anche tecniche endoscopiche avanzate che permettono di trattare displasie lievi o Barrett precoce senza arrivare alla chirurgia demolitiva.


E se il tumore è già presente?


Se diagnosticato in fase precoce, l’adenocarcinoma esofageo può essere trattato con endoscopia o chirurgia curativa. Purtroppo, in Italia, la diagnosi è ancora troppo spesso tardiva.


Per questo, ogni reflusso importante va considerato un segnale d’allarme, e non un fastidio da mascherare con l’antiacido dopo cena.


Conclusione: ascolta il tuo esofago


Il reflusso gastroesofageo può sembrare banale, ma non lo è. Quando è persistente, notturno, associato a dolore toracico, raucedine, calo di peso o difficoltà a deglutire, va indagato seriamente.


La diagnosi precoce è la vera cura. E non si fa su Google, ma con un medico esperto e una gastroscopia ben fatta.


Dr. Francesco Caruso

Specialista in chirurgia dell’apparato digerente

Chirurgia mininvasiva, proctologia, gastroenterologia

📍 Visite specialistiche in Calabria, Milano e online

📞 333 8887415

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